Sono le otto. Sono 6 anni che i PEARLJAM non vengono in Europa e questo show è atteso con grande attesa da tutti. Grande attesa? nah, non rende bene l’ idea. Dai due scozzesi mezzi nudi che spiaccicavano (letteralmente) i loro culi nudi contro le auto quando eravamo in fila fino ad arrivare ad una ragazza che ha scritto, sul braccio, ‘i’ m still alive’. Grande emozione. Musica in sottofondo: Futurheads, Death Cab For Cutie… alle otto e cinque minuti, la musica s’ interrompe. Il buio ‘cala su di noi’. E tutti, dal primo all’ ultimo, tutti cosi’ attaccati e pronti per il loro arrivo sul palco. World Wide Suicide, è accolta da un boato.
Dalla sinistra, Mike McCready, Jeff Ament, Matt Cameron e Stone Gossard. … e al centro Ed Vedder. Vestiti come se si fossero appena svegliati (ma, questa, non è una gran novità in casa PEARLJAM). Durante il coro di World Wide Suicide (The Whole World, World’s Over, It’s A World Wide Suicide) sembra che le assi di legno sotto i nostri piedi diventino acqua. Dopo il singolo dal nuovo album, seguono, velocemente alcune nuove tracce sempre tratte dall’ imminete ‘PEARLJAM’. Life Wasted, un urlo che ti puo’ spaccare il cuore e le gambe. L’ innovativa Severed Hand, cantata da Ed con grande trasporto… poi… Unemployable, scritta da Matt. E qui ti sembra quasi di vedere i primi R.E.M. nelle loro prime, timide, esibizioni, su reti televisive nei primi anni ’80 quando intonavano Radio Free Europe.
Un veloce saluto di Ed alla platea (siamo sulle 1800 persone, in un locale cosi’ piccolo… e magnifico… che non trovo nemmeno le parole per descriverlo). Un ‘grazie per aver aspettato cosi’ tanto tempo’… e parte, con una dedica a Pete Townshend dei Who, Gone, in una versione sorprendente. Ma ora è il momento del Jukebox umano (Eddie Vedder, Showbox, 14.09.1996). Even Flow, qui ti sembra che le assi sotto di noi si siano, definitamente, trasformate in acqua. Una cosa paurosissima, perchè sembra che il teatro sia quasi in procinto di crollare… ma bellissima, perchè sembra di vedere la band, in acqua. Incredibile. Seguono tre classici della produzione dei nostri: una particolarmente carica Sad, la celebre I Am Mine (cantata con trasporto da tutto il pubblico) e la grande Insignificance in una versione leggeremente piu’ estesa che su disco. Army Reserve, la canzone scritta insieme a Damien Echols dei WM3, rende benissimo dal vivo. Ed è convintissimo nel cantarla. Mike è stra preso, cosi’ come Jeff & Matt. Ed ‘e dopo Army Reserve, questa è la mia Personal Reserve’ e sfodera una bella boccia di vino italiano (Barolo, se non ricordo male).
Il punto piu’ alto, per me, Present Tense. Ed lascia il microfono al pubblico che canta, in modo perfetto, il coro. Emozioni e fitte al cuore. Segue la sempre magnifica Better Man impreziosita da una piccola coda strumentale. Un nuovo pezzo dell’ album, Marker in the Sand, e già scommetto che tra poco tempo sarà già un high-light dei loro shows. Do The Evolution e una carichissima e precisa versione di Why Go? chiudono la prima parte del set. Solo qualche istante e i Pearl Jam sono ancora sul palco. Primo bis, Man Of The Hour. In una versione pseudo-elettrica. Da togliere il fiato. Seguono la celebre Given To Fly e una Small Town, cantata, chiaramente, da tutti il pubblico. Una versione, solo all’ inizio, rallentata, di Porch chiude il primo bis. Una versione incandescente e infinita. Sembra quasi di vedere i PJ di 14 anni fa.
Altri 5 minuti e inizia la violentissima Comatose, seguita dalla cover degli High Numbers, Leavin Here, per finire, con il locale con tutte le luci accese, con Yellow Ledbetter. Compreso il solo di McCready dietro la testa. Roba da impazzire, cazzo. Sembra tutto finito… ma parte il riff di Alive. Ed è un rito colletivo, tutte le mani alzate a celebrare il ritorno delle band. Il ritorno di una band che anche dopo 16 anni di attività non ha ancora perso smalto nè energia e che, anzi, alla luce di questo show, sembra in un periododi grazia.
I ragazzi si divertono sul palco, specie Ed e il grande Mike, coloro che, guarda caso, hanno scritto le migliori songs del nuovo disco. Jeff è in disparte ma suona benissimo, è coinvolto e si diverte in un lancio di plettri con Mister McCready. Matt è preciso come non mai e non sbaglia quasi nulla (tranne l’ intro di Comatose nel quale la band si ferma). Stone Gossard: l’ unico che non mi ha convinto molto. Non è mosso, non ha fatto quasi nulla. Solo un rapido sorriso sull’ intro di Alive. Ma ha suonato. Non è poco, credetemi.
Una band che sa fare scordare le persone della realtà, anche se la realtà del mondo esterno è cosi’ presente nelle loro canzoni, specie in quelle del nuovo album. Una band che ti fa andare in paradiso, in un concerto come quella di Londra. La migliore rock band di oggi? Si, cazzo, su questo non c’ è alcun dubbio. Toccherete con mano, tra pochi mesi, la rinnovata vitalità presente nei ragazzi.
Luca Villa
Grazie a Franco, Antonio & a Marco.