La mia vita con i Pearl Jam 

Attendendo i concerti italiani di Eddie Vedder, Giulia ci racconta la sua vita con i Pearl Jam.
Foto di Henry Ruggeri.

Manca poco al concerto di Eddie a Firenze e so che come me lo aspettate con le palpitazioni. Voglio condividere con voi un pensiero.

Io i Pearl Jam li ho scoperti “tardi”… diciamo intorno al 2010, avevo 22 anni, quando ho iniziato a crearmi la mia vera identità musicale. Prima spaziavo tra la techno, il reggae, il punk, la northern soul senza  trovare qualcosa che il mio cervello assimilasse davvero.

Poi un giorno ho conosciuto un ragazzo che, per quanto poverino non abbia avuto peso nella mia vita sentimentale, in realtà posso dire che mi abbia cambiato la vita. Che strano. Le persone che incontriamo nel nostro cammino possono avere un impatto che davvero non ci aspettiamo. Insomma… questo ragazzo mi fece ascoltare l’unplugged, in una sera d’inverno, mentre ce ne stavamo accoccolati sul letto. Ricordo chiaramente che alla partenza di Oceans nella mia testa scattò qualcosa, non riuscivo più ad ascoltare ciò che lui diceva, ma riuscivo solo a concentrarmi su quelle note, sulla profondità della voce di Eddie.

Quella sensazione di pace e pienezza emotiva non sono riuscita a scordarmela e lui decise di regalarmi Vs. Iniziai ad ascoltarlo in macchina, lo ascoltavo anche il giorno che andai da lui per lasciarlo. Lasciai lui, ma tenni stretto il CD.

https://www.youtube.com/watch?v=bC3OocEIOXw&feature=youtu.be

Qualche mese dopo mi sono trasferita a Milano, città nuova, gente nuova. Ero sola. La malinconia di aver lasciato cose in sospeso prima di partire, l’insicurezza di non riuscire a realizzare ciò per cui ero partita mi fecero ricordare la sensazione di quella notte. Se una sola canzone era riuscita a farmi stare in pace con me stessa e con il mondo… forse i Pearl Jam avrebbero potuto aiutarmi in quel momento così strano della mia vita.

Sono curiosa di natura, se mi fisso su una cosa voglio conoscere tutto ciò che la riguarda e così iniziai con Ten e poi con Yield e poi guardai Pearl Jam Twenty e comprai Lost Dogs a metà con un’amica in un negozio di porta Venezia. Da quel giorno ho fatto viaggi in treno di 6 ore ascoltando a ripetizione Footsteps, ho superato la paura di un colloquio con Even Flow e ho capito una cosa: i Pearl Jam mi hanno letteralmente salvato la vita.

Non si tratta solo di musica, si tratta di una sorte di religione profana. Un amore incondizionato che mi ha accompagnato e sostenuto in uno dei periodi di cambiamento più grandi della mia vita.

Il 15 giugno sarà il mio sesto live, e negli anni dopo ogni concerto mi sono tatuata frasi, immagini e simboli che hanno finito per riempire completamente il mio braccio destro.

E quando qualcuno riconosce i Three Crocked Hearts o la ragazza di Do The Evolution allora mi sento di appartenere a qualcosa che per sempre avrà un significato, a un gruppo di persone che capiscono cosa provo e questa è la cosa più bella. Siamo una tribù, ognuno alla ricerca di qualcosa, ma uniti da una passione che va oltre la musica, è uno stile di vita.

Grazie ragazzi.

https://youtu.be/WpoCIQhrXzk

GIULIA MOOKIE

30 anni compiuti da poco, un piccolo cane, un piccolo appartamento, una grande parete piena di libri, cd e vinili. Non ho la televisione e adoro il vino rosso. Buzzcut addicted since 2006.