It’s a Stone Groove Thang: Intervista a Stone Gossard

High Times | 27 Agosto 1995

By Steve Bloom
Traduzione a cura di Daughter1209

Sto fumando erba fuori da una normale toilet con Stone Gossard dei Pearl Jam e Lonnie Marshall dei Weapon of Choice, l’inventore di questo piuttosto strano pezzo di attrezzatura.
Avvicini la faccia al filtro e aspiri profondamente.
Il fumo esce dai bordi e subito sei piegato in due dal ridere, andando alto in paradiso.
Marshall lo chiama “tuffo nella noce moscata pazza”.
Sorride maliziosamente e “si tuffa”.
Quello che ci ha fatto incontrare oggi è l’etichetta discografica di Stone Gossard, la Loosegroove. Visto il successo che ha riscosso come straordinario chitarrista della band preferita d’America, Gossard ha deciso di fondare una sua etichetta.
In partica, la Loosegroove ha seguito un percorso diverso, cominciando con i Weapon of Choice, forse lo stile P-funk piu diligente e completo che poteva avere, beh, George Clinton. I Critters Buggin offrono fusion jazz a-la Weather Report. I Prose & Concepts fanno musica etnica e hip-hop. I Devilhead sono appena usciti da un rock garage stereotipato.
Gossard ha iniziato a flettere il suo considerevole muscolo nel 1993 con il suo progetto parallelo, i Brad. Queso gruppo include il batterista Regan Hagar, che un decennio prima aveva creato i Malfunkshun con i fratelli Wood, Andrew e Kevin. Andrew Wood ha continuato per poi formare i Green River con Stone Gossard e Jeff Ament. Dal 1989 i Green River si sono evoluti nei Mother Love Bone.
La morte per eroina di Wood nel marzo del 1990 ha inavvertitamente aperto le porte ai Pearl Jam, che originalmente si chiamavano Mookie Blaylock, come il giocatore di basket omonimo.
Gossard, nativo di Seattle, e Jeff Ament (nato nel Montana), reclutarono il chitarrista Mike McCready, il batterista Dave Krusen e infine un fannullone da spiaggia, di nome Eddie Vedder. Il resto, come direbbe Michael Jackson, è storia.
Chiaramente, i Pearl Jam, che hanno venduto 18 milioni di copie dall’uscita di Ten, non possono soddisfare tutti gli impulsi creativi di Gossard. La band, dal suono heavy-rock e dai testi dai contenuti importanti, gli lascia un piccolo spazio per funk jamming e divertenti interazioni. Lo slow groove e il falsetto dei Brad (a opera di Shawn Smith) sono più vicini a Prince che ai Pearl Jam.
“Amo indubbiamente la musica funk, “dice lui. “Amo la musica che mi fa ballare. Adoro Prince. Mi stupisce.”
“Prince è certamente come “la noce moscata,” aggiunge Marshall, che è alla mano con le “meganocimostacte”.
Marshall è pieno di risposte divertenti. Quando gli è stato chiesto come ha conosciuto Gossard ha risposto impassibile: “The Psychic Friends Network. A sostegno di Donnie Warwick.”
In verità Gossard aveva incontrato Marshall e suo fratello Arik, chitarrista, al Lollapalooza nel 1992 mentre era in tour con i Red Hot Chilli Peppers. All’inizio i fratelli, nativi di LA, avevano il loro gruppo, poi Arik ha lasciato per unirsi ai Peppers e Lonnie ha creato i Weapon of Choice.
La fedeltà di Marshall al P-funk l’ha portato alla conclusione che i Weapon of Choice avrebbero suonato “nutmeg music”, “proprio musica dove chiunque voglia diventare qualunque cosa voglia, può”.
Il debutto dei Weapon of Choice “Nutmeg Sez: Bozo the Town” nel 1994 è puro funk con canzoni tipo “Cat-A-Chronick” e “Inhale the Earth” e anche “Hi”.
Come i Fishbone, con i quali hanno diviso lo studio, i Weapon of Choice sanno fare rock, ma si identificano piu nel funk. Sul palco non sono altro che una mattana, con costumi, cappelli esagerati e una ballerina “ornamentale”, di nome Jellybean che stuzzica la folla con i suoi sguardi civettuoli.
Mentre il “tuffatore” fa un altro giro, è ora di essere seri.
L’amico di Gossard, amico dei Brad e partner di Loosegrove, Regan Hagar, probabilmente trova il tempo per una coltivazione di cannabis. Quando, un paio d’anni fa ho incontrato Gossard, si è mostrato piuttosto interessato alla questione della legalizzazione.
Ora lui è proprio nel mezzo alla battaglia di Hagar in tribunale. “Stiamo tentando di tenerlo fuori di prigione in tutti i possibili,” dice lui. “È una questione di dovere”. Gossard è stato politicizzato da questa esperienza e vuole parlarne con HIGH TIMES.

HT: Il caso di Regan ha cambiato qualcosa nella tua idea sull’argomento marijuana?
SG: Mi ha obbligato a essere coinvolto. Quando succede a qualcuno che conosci e a cui vuoi bene, e qualcuno sta cercando di incastrarlo per qualcosa che non sai se realmente e logicalmente ha senso come legge, allora è tempo di dire qualcosa. Credo che ci siano parecchie persone favorevoli ad un cambiamento sulle leggi sulla marijuana.
Entrare nel sistema e supportare le persone che ami, che hanno deciso che la marijuana è parte della loro vita, è un grande approccio. È vero. È più importante che dire solamente che dovremmo legalizzare la droga. È una questione fondamentale nella mia mente. Non vedo l’ora che le persone che non fumano siano consapevoli che non è poi una cosa così negativa e cattiva.
HT: Sei un fumatore moderato?
SG: Sono moderato. Certamente per un certo periodo della mia vita ho fumato ogni giorno. Una volta al giorno. A volte ne ho abusato. Ma in generale direi che mi piace di più in moderazione. È uno stato mentale completamente diverso e un modo diversa di portare a termine le cose, un altro modo di vivere.
HT: Cosa ne pensi delle droghe pesanti?
SG: La gente si fa sempre attarre da quel mondo. Qualcuno scorprirà che non gli piace e ne uscirà. Altri decideranno che quello è il sentiero da seguire. Non credo che anche se quel tipo di droga fosse legale ci sarebbe una minore percentuale di persone che decidono di usarla. E quindi la legge sembra meno funzionale, in qualche modo sta creando più burocrazia. Costa un casino di soldi mettere le persone in galera. Ma Amsterdam dimostra che è difficile essere una società dove la dorga è legale, perchè ovviamente il fatto che sia legale attrae molti drogati. Le cose vanno bene ad Amsterdam, ma c’è una forte attrazione di gente che va ad Amsterdam solo per comprare droga. E può essere una cosa negativa dato che è un posto isolato.
HT: Che approccio suggerisci ai difensori della marijuana?
SG: Guardate le compagnie di tabacco. A un certo punto le società del tabacco saranno nella stessa posizione di quelle della marijuana. Saranno alleati prima che ve lo immaginiate.
HT: A volte gli alleati vengono da dove meno te lo aspetti.
SG: Fate pressione sui vostri governi e legislatori come con i liberali. I Repubblicani possono farlo diventare una grande vittoria politica se solo sapessero distinguere tra droghe che veramente fanno male e non hanno alcun fine spirituale, la marijuana ad esempio è più che un argomento di libertà religiosa. La gente si organizzi e si raduni per dire che vuole che la marijuana sia legale. Sarebbe molto più difficle se ci fosse una convention di eroinomani o un raduno di cocanomani. Chiunque sia in grado di guadagnare supporto deve distinguere le cause come una cosa legittima oppure una cosa degna di maggiore informazione.
HT: Sei ottimista riguardo ad un cambiamento?
SG: Sono ottimista. Oggi puoi fumare marijuana e correre un relativamente basso rischio di pagare maggiori conseguenze. Se coltivi le tue piante e non cerchi di farci soldi sei molto sicuro, specialmente nello stato di Washington. Questo tipo di approccio andrà ad influenzare la nazione in un lungo periodo di tempo. Non è “voglio poter vendere”. È qui che finisci nei guai col governo. Quando ci sono in mezzo i soldi, diventa sempre un grande affare. Sarà dura vincere una battaglia come questa.
HT: Come mai il tuo stato ha un così produttivo quadro sulla marijuana? Sento sempre parlare della tensione che viene dalle uniersità..
SG: Folklore. È buon floklore, leggenda urbana?
HT: Cosa c’è in programma per i Pearl Jam in tema di argomenti importanti?
SG: Non si sa mai. A questo punto abbiamo intenzione di andare a suonare live.
HT: Potresti persuadere i ragazzi a fare un marijuana benefit?
SG: Oh, non lo so. Non sono l’intera band.
HT: Credi che la band vorrebbe?
SG: Non si può mai sapere.
HT: Sono salutari i progetti paralleli?
SG: Assolutamente. È una bella cosa. Quando hai una band di cui ti preoccupi e sei sicuro che anche gli altri si preoccupano di te abbastanza da darti la possibilità di fare altre cose e non hanno problemi, è fantastico. Avrai nuove influenze.
HT: Mike aveva il suo progetto parallelo, i Mad Season, prima che entrasse in riabilitazione. Come sta?
SG: Benissimo. Non è mai stato meglio.
HT: È completamente sobrio?
SG: Sì, ora non si fa nessuna droga.
HT: E non fuma?
SG: Non tutti nella band fumano.
HT: Chi non fuma?
SG: Hahahahah