Vinyl – Secondo episodio: Yesterday Once More

Alla fine del primo episodio avevamo lasciato Richie Finestra che emergeva dalle macerie di una crisi di personalità che non era solo la sua individuale, ma anche quella del vecchio mondo che si era disintegrato letteralmente al suono della nuova musica. Invischiato in una brutta storia di omicidio e dopo uno scontro con sua moglie Devon, aveva cercato rifugio nella cocaina e nell’alcool, per poi ritrovarsi catapultato a un concerto dei New York Dolls, dove la scintilla della sua passione musicale si era riaccesa all’improvviso e in modo deflagrante, come un’epifania.

Richi Finestra

Ricordate quando Jon Landau scrisse quel famoso articolo per il quale è ancora oggi ricordato?In una giornata in cui avevo il bisogno di sentirmi giovane, lui mi ha fatto credere che quella di stasera fosse la prima volta in cui ascoltavo musica rock. Stasera il grande rock del passato mi è sfrecciato davanti agli occhi. Ma ho visto di più. Stasera ho visto il futuro del rock ‘n’ roll: il suo nome è Bruce Springsteen”.

Questo è più o meno quello che accade a Richie quando, dopo il contratto sfumato con i Led Zeppelin, è costretto a ripartire da zero, e lo fa proprio a partire da quella scintilla. Finestra irrompe nel meeting in cui i suoi soci stanno siglando l’accordo di vendita tra la sua casa discografica e la PolyGram e manda tutto all’aria. Ancora fatto di cocaina e coperto dalla polvere del crollo del Mercer Arts Center, inveisce contro i responsabili della PolyGram (“Fatevi un giro, nazisti del cazzo”) e, sempre in preda all’esaltazione, inizia a insultare le rock band più in voga del momento come gli Yes e gli Emerson, Lake & Palmer, che per lui rappresentano il ‘vecchio’ ormai in rotta di collisione col ‘nuovo’ (“Rock ‘n’ Roll, amico. Come la prima volta che l’hai sentito. È veloce, è sporco e ti spacca la testa!”). Poi riunisce tutti i suoi dipendenti e, dopo aver distrutto un vinile dei Jethro Tull che sta passando in filodiffusione – scena memorabile! – li informa che l’intera divisione A&R è licenziata e che hanno solo due settimane di tempo per cercare di riconquistarsi il posto di lavoro: la loro unica missione da quel momento sarà di mettere sotto contratto dei nuovi gruppi che suonino come i New York Dolls.

La seconda puntata di Vinyl, che prende il titolo da una vecchia canzone dei Carpenters – Yesterday Once More – riletta in esclusiva da Aimee Mann, continua a scavare tra le varie personalità del protagonista e svela una parte del passato di sua moglie Devon. Una serie di flashback raccontano il loro primo incontro a un concerto dei Velvet Underground – due loro canzoni sono interpretate in esclusiva per la serie TV dal figlio legittimo della band di New York, il cantante degli Strokes Julian Casablancas – con il sesso consumato nei bagni di un club e le serate passate alla mitica Factory di Andy Warhol. Nella puntata ritornano anche i Nasty Bits, la band capitanata dal figlio – nella realtà – di Mick Jagger, che vengono provinati in uno squallido scantinato dalla spalla destra di Finestra, Julie Silver (interpretato da Max Casella) e dalla segretaria dell’American Century Records, l’ambiziosa Jamie Vine, che li ha scoperti. Non era facile dare un seguito al lunghissimo pilot diretto con maestria da Scorsese, ma il buon Allen Coulter – una vita sul piccolo schermo, da Boardwalk Empire a Sons of Anarchy, da House of Cards a X-Files – supera la prova grazie anche all’azzeccata colonna sonora, che stavolta include canzoni di David Bowie, Who, Creedence Clearwater Revival e – non potevano mancare – dei leggendari Rolling Stones.

When I was young, I’d listen to the radio, waitin’ for my favorite songs…”

È risaputo, il passato è sempre dietro l’angolo, ma cosa riserverà il futuro a Richie e all’American Century Records? Alla prossima settimana…

LOCATION DELLA PUNTATA

THE FACTORY In un flashback del passato, Devon ricorda il suo primo, passionale incontro con Richie in un club, a un concerto dei Velvet Underground. In un flashback successivo i due, ormai fidanzati, sono a una festa alla Factory, di cui Devon è habitué. Definirlo lo studio newyorchese di Andy Warhol sarebbe riduttivo, perché la sua leggenda lo precede; ubicata tra il 1962 e il 1968 al quinto piano di un palazzo a Midtown Manhattan, la ‘fabbrica’ era il punto di ritrovo per eccellenza per artisti e musicisti, attorno a cui orbitavano le Superstar di Warhol (Edie Sedgwick, Nico, Ondine, Ingrid Superstar, solo per citarne alcune) e un nutrito gruppo di amici e frequentatori assidui (tra cui ricordiamo Truman Capote, William S. Burroughs, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, David Bowie, Mick e Bianca Jagger, Nico e i Velvet Underground, John Lennon e Yoko Ono).

uno scatto di Ugo Mulas ad Andy Warhol all’interno della Factory

Qui l’entourage di Andy lavorava giorno e notte alle opere d’arte: alla Factory furono create le celebri serigrafie, nonché la copertina del disco The Velvet Underground & Nico con l’iconica banana gialla. Chi si trovava a passare di lì si prestava anche a recitare nei suoi film (proprio come fa Devon nella puntata), assecondando la visione di Warhol secondo cui “nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti”. Le feste che si tenevano erano leggendarie tanto quanto lo studio stesso, conosciuto anche come Silver Factory per via delle decorazioni con carta stagnola e vernice argentata ad opera del fotografo Billy Name. Gli anni d’oro della Factory divennero infatti noti anche come The Silver Age, non solo per il colore delle pareti, ma anche per lo stile di vita decadente che vi si conduceva (l’argento e la stagnola richiamavano l’uso di anfetamine). Nel 1968 Andy spostò la Factory al sesto piano del Decker Building (33 Union Square West), vicino al celebre club Max’s Kansas City. L’edificio che ospitava la Factory originaria non esiste più, ma la sua leggenda si è mantenuta intatta fino ai giorni nostri.