Ricordate quando eravate ragazzi e vi sentivate soli contro il mondo, contro i genitori, contro i professori, insomma contro tutto quello che vi circondava? In quel periodo, qual era il vostro rifugio preferito? Se siete arrivati alla fine della prima stagione di Vinyl, sapete già la risposta: nei dischi della band che amavate, che vi davano forza, che vi facevano sentire meno impauriti, meno soli.
Questa volta, per il season finale, facciamo uno strappo alla regola e partiamo dalle scene finali, sottoscrivendo parola per parola il discorso che Richie Finestra fa ai suoi dipendenti dopo il successo del concerto dei Nasty Bits come gruppo spalla dei New York Dolls (grazie anche ad un espediente molto punk orchestrato da Richie): “Sapete, in molti mi hanno chiesto il significato di Alibi. Un alibi, come sapete, è una scusa per un comportamento negativo. Bene, d’ora in poi non ci saranno più scuse del cazzo. Ogni generazione è piena di ragazzini perduti e fuori di testa che hanno bisogno di sentire che non sono soli. Ecco per chi è la Alibi, è per quei ragazzini. Hanno bisogno di una voce e la Alibi è quella voce”. Le corrosive note di Kick Out The Jams degli MC5 risuonano negli uffici dell’American Century Records – ora ribattezzata Alibi Records – mentre tutto il personale, armato di bombolette spray, imbratta il mobilio. “Sfasciate questo cazzo di posto”, scrive Julie su una parete, mentre Finestra si gode lo spettacolo in una scena che idealmente richiama quella finale del pilot, quando Richie usciva dal crollo del Mercer Arts Center coperto di detriti e galvanizzato da quello che aveva appena visto (i New York Dolls in concerto). Ma se lì assistevamo al crollo non solo figurato di un certo mondo che si disintegrava al suono della nuova musica, qui celebriamo la rinascita della fenice, l’American Century, che, grazie all’intuizione musicale di Richie diventata realtà, sembra finalmente destinata a una nuova vita.
Nel decimo episodio di Vinyl c’è spazio per tutti i personaggi che abbiamo iniziato ad amare nel corso della prima stagione. Vediamo un sempre più riluttante Zak che si reca dal boss mafioso Corrado Galasso cercando di sputtanare Finestra per la sua scarsa professionalità (con esiti a dir poco disastrosi). Vediamo Kip Stevens – il cantante dei Nasty Bits – che non riesce ad accettare il mènage à trois del quale si è reso partecipe nel precedente episodio con la bionda Jamie e il chitarrista della sua band. Vediamo Zak e Scott alle prese con il loro protetto, Xavier (un mix tra David Bowie e Freddie Mercury), mentre Clark – il talent scout dell’etichetta, che come ricorderete era stato demansionato – si riscatta riuscendo a far ballare tutta la popolazione latina e afroamericana che riempe i locali underground sulle note dance degli Indigo. Vediamo anche Lester Grimes, che rappresenta la cattiva coscienza di Richie Finestra, ma di cui il nostro protagonista non sembra proprio poter fare a meno. Interessante notare l’assenza di Devon, la moglie di Richie, cosa che potrebbe lasciar presagire una sua marginalizzazione nella serie, anche considerando l’esilità della sua sottotrama che ha caratterizzato un po’ tutta la prima stagione. Alibi in realtà lascia molte porte aperte, gettando probabilmente le basi per quello che vedremo nella seconda stagione. Non a caso, il teatro degli incontri di Finestra con l’FBI è un lurido bar di proprietà di un certo Hilly Crystal (il nome CBGB vi dice niente?), così come non può sfuggire il fatto che tra il pubblico del concerto dei Nasty Bits all’Academy vengono a più riprese inquadrati almeno due di quelli che saranno i futuri membri dei Ramones (Joey e Dee Dee).
Nell’ultima puntata di Vinyl vengono idealmente mandate a quel paese molte delle band che imperversavano in quegli anni – non è un caso che a un certo punto si sentano gli Allman Brothers – gruppi che si prodigavano per lo più in virtuosi assoli chitarristici fini a se stessi, o che in pieno trip psichedelico suonavano infinite jam. Tornando alle scene finali, Wayne Kramer (chitarrista degli MC5, seminale band proto-punk di Detroit) anni fa spiegò il significato di Kick Out The Jams con queste parole: “Abbiamo usato per la prima volta la frase quando suonavamo in una sala da ballo a Detroit, e ci esibivamo lì ogni settimana con un altro gruppo della zona. Prendemmo l’abitudine, da veri punk quali siamo, di urlar loro di scendere dal palco, di cacciar via le jam, inteso come smettere di jammare”.
“Right now, it’s time to kick out the jams, motherfuckers!”
Con questo celebre intro, gli MC5 mandavano al diavolo un certo modo di intendere la musica, nel brano che forse più di tutti anticipa e preconizza la carica distruttiva e iconoclasta del punk rock. A volte è necessario fare tabula rasa per rinnovare tutto. Proprio come fanno i dipendenti dell’Alibi Records, che vandalizzano gli uffici dell’etichetta discografica. Proprio come ha fatto la HBO, che senza troppi complimenti – si mormora per divergenze creative – ha “fatto fuori” lo showrunner della prima stagione, Terence Winter. E proprio come è riuscito a fare Richie Finestra che, tra un’intuizione musicale e un tiro di coca, una spallata a un’industria discografica sempre più asfittica e una bugia, ha forse trovato il modo di rivoluzionare il panorama musicale di New York.

Nata nel 1980, entra nel team di pearljamonline.it nel 2007, curando in particolare la versione in inglese e la sezione testi e traduzioni. Coautrice di “Pearl Jam Evolution”, sempre alla ricerca di notizie e curiosità sulla band.
Canzone preferita: Given To Fly
Album preferito: Vitalogy
Artisti o gruppi preferiti oltre i PJ: Bruce Springsteen, U2, Mark Lanegan, Cat Power, Ramones