Twin Peaks: La recensione delle parti tre e quattro

Dite la verità, quanto era alto il vostro livello di disperazione e disagio dopo aver visto le prime due parti del nuovo Twin Peaks? Pensavate che Lynch avesse completamente perso la bussola tra autocitazioni, nonsense e box di vetro? D’altronde vi aspettavate una torta di ciliegie e vi siete trovati davanti a un sicomoro parlante; è del tutto comprensibile che l’intera faccenda possa esservi sembrata un tantino frustrante.

Il nuovo sforzo di Lynch pare comunque essere stato apprezzato da molti fan, anche se le perplessità sono state parecchie e gli ascolti non hanno certo brillato ¬– mezzo milione in tutto, briciole se si pensa agli spettatori di un Game of Thrones qualsiasi. David Niven, il boss di Showtime, si è affrettato a dire che è stato comunque un successo, dettato, più che dagli ascolti, dai nuovi abbonamenti al suo canale e dai tanti accessi in streaming e on demand.

Poco ci importa degli ascolti, la terza stagione è già stata completamente filmata e non corriamo alcun rischio che venga cancellata prima della sua naturale conclusione. Piuttosto c’interessa capire se il nuovo Twin Peaks potrà essere ricordato al pari delle prime due stagioni storiche. A giudicare da quanto visto finora, la risposta non può che essere un forte, chiaro, ‘solid gold’ per dirla alla Lynch, sì. E se i primi venti minuti della terza parte vi getteranno in uno stato di confusione e angoscia persino maggiore di quello provato dopo aver visto le prime due (in quello che è uno dei segmenti più stranianti e fuori da ogni rassicurante confine che si sia mai visto in una serie tv), dalla metà della terza parte e per tutta la seguente riuscirete finalmente ad apprezzare il nuovo universo di Twin Peaks.

Se il vecchio Twin Peaks è sempre stato in bilico tra commedia, drama e horror, basandosi sulle prime due parti andate in onda il 21 maggio pareva che il lato dark e surreale della vicenda prevalesse sugli altri aspetti, quelli che rendevano comunque la visione del serial familiare e accessibile ai tanti fan sparsi per il mondo. Superato lo shock iniziale, pare che la serie stia ritrovando un po’ di quella leggerezza a cui eravamo abituati, a partire dagli improbabili discorsi tra Hawk, Andy e Lucy, fino ai momenti di pura emozione (la reazione di Bobby davanti a una foto di Laura Palmer, così sopra le righe, è puro Twin Peaks) alternati ad altri di vero divertimento – tre su tutti: Wally Brando (segnatevi questo nome!), quell’ ‘Helloooo’ di Dale Cooper urlato alle slot machine e i magnifici dialoghi tra Gordon Cole, Albert e Denise.

Allo stesso tempo è lampante come la nuova stagione di Twin Peaks stia dirottando un universo che già era di culto in uno del tutto nuovo, espanso, i cui confini non sono più quelli di una piccola cittadina di montagna ma piuttosto quelli del potente immaginario creato dal duo Lynch/Frost. Quello che colpisce di più finora è il grande numero di scene legate alla Loggia e ai suoi sempre più intricati misteri. Se nelle prime due stagioni le incursioni erano sporadiche e distanziate nel tempo, e fungevano più da cornice onirica alle vere storie che accadevano nel mondo reale, in questa nuova stagione la Loggia si configura fin dalla sigla come il punto di partenza e l’elemento narrativo portante delle storie che si vanno lentamente a delineare.

Con la terza e quarta parte di Twin Peaks iniziamo davvero a entrare nel vivo della vicenda. La trama, pur non essendo affatto lineare e con rimandi continui all’elemento sovrannaturale, diventa un po’ più chiara e si fa maggiormente apprezzare anche l’aspetto più prettamente attoriale grazie a new entry di attori di spicco come Naomi Watts, Michael Cera e Robert Foster. Nel cast c’è anche Chrysta Bell – la ‘nuova musa’ di Lynch, cantante e modella classe 1978 – che seppur non brilli come attrice (non siamo certo di fronte a una nuova Katharine Hepburn), pare comunque in parte.

A proposito di cantanti, interessante notare come la conclusione di ogni episodio sia affidata a giovani band emergenti. Era già successo nella seconda parte con i Chromatics, succede nella terza parte con i Cactus Blossoms – gruppo folk country di Minneapolis – che suonano la loro ‘Mississippi’ e nella quarta con le Au Revoir Simone – band dream pop di Brooklyn – che propongono l’evocativa ‘Lark’. Per i più nostalgici, questi artisti non hanno certo la qualità eterea di Julee Cruise, ma l’aspetto musicale della nuova stagione è senz’altro un gradito plus e siamo sicuri che ci riserverà molte altre sorprese.

Appuntamento tra due settimane con la quinta e la sesta parte di Twin Peaks!