Rispetto agli standard ai quali ormai ci siamo abituati, le parti undici e dodici della nuova stagione di Twin Peaks sono tutto sommato tra le più lineari che ci sia capitato di vedere finora, seppur non prive di momenti di “follia” alla David Lynch. Le tre storyline – ricordiamo, ambientate rispettivamente a Las Vegas, in South Dakota e a Twin Peaks – pare stiano convergendo tutte con forza verso un luogo e una data ben precisi.
A Las Vegas, la vita di “rinco” Cooper/Dougie continua a essere in pericolo, nonostante lui riesca in modo piuttosto rocambolesco a entrare nelle grazie dei due fratelli Mitchum, che nelle precedenti parti lo volevano vedere morto. Arrivati a questo punto, ancora non è chiaro cosa ne sarà di lui, che dà solo timidi segni di risveglio. Nel frattempo, gli scagnozzi di “bad” Cooper (interpretati da Tim Roth e Jennifer Jason Leigh) fanno fuori per motivi non del tutto chiari il direttore del carcere da cui era evaso.
In South Dakota, intanto, proseguono le indagini di Gordon, Albert e Tammy, ormai vicinissimi alla verità grazie anche alla collaborazione di William Hastings (interpretato da un sempre ottimo Matthew Lillard) che indica loro “la zona”, un luogo diroccato in cui lui e la sua amante avevano incontrato il Maggiore Briggs per fornirgli delle specifiche coordinate da lui richieste. Chiaramente le forze del male sono all’erta, e mentre Gordon stabilisce un contatto con quel misterioso mondo parallelo, sul posto si materializza uno dei “woodsmen” (i misteriosi boscaioli dal volto annerito che sappiamo essere in giro a far danni fin dal primo test atomico del 1945 in New Mexico), che fa fuori il povero Hastings sotto lo sguardo apparentemente indifferente di una sempre più ambigua Diane.
In virtù delle sue doti investigative, Tammy Preston (interpretata da Chrysta Bell, la nuova musa di David Lynch, che René Ferretti di “Boris” non esiterebbe probabilmente a bollare come “cagna maledetta”) entra ufficialmente a far parte del team Blue Rose, la task force segreta di agenti dell’F.B.I. guidata da Gordon Cole che si occupa di indagare sui casi irrisolti di matrice sovrannaturale.
Per la gioia dei cultori della serie, i momenti migliori di questi due episodi sono quelli ambientati a Twin Peaks, che hanno sempre più spazio man mano che la storia avanza. Degna di nota la scena all’interno del mitico Double R con gli ex Shelly e Bobby, non più fidanzatini ma ormai adulti alle prese con una figlia problematica. Un momento di tenerezza e nostalgia subito spezzato da una delle scene più WTF di tutta la serie. Mentre assistiamo alla reunion familiare quasi con un groppo in gola, all’interno del locale irrompe una scarica di colpi d’arma da fuoco. L’agente Bobby si precipita fuori e scopre che sono partiti da una pistola lasciata incustodita all’interno di un van. Incredibilmente, chi ha premuto il grilletto è un bambino. Scene di ordinaria follia sulle strade americane, viene da pensare. Peccato che l’apice del surreale debba ancora arrivare. Mentre i due genitori sbadati litigano tra di loro, l’attenzione si sposta infatti su un’auto bloccata dietro il van che suona il clacson con fastidiosa insistenza. All’interno c’è una signora in evidente stato di agitazione. Mentre lei strepita e blatera insensatezze, dal sedile del passeggero si leva un bambino che si muove come uno zombie e vomita roba scura. Ripetiamo: un bambino con movenze da zombie che vomita roba scura. Anche questo è Twin Peaks. Come dicevamo nell’articolo relativo alle due parti precedenti, il male pare aver in qualche modo “contaminato” gli abitanti della cittadina, che si comportano chi più chi meno in modo violento, bizzarro o comunque anomalo. La sensazione è che qualcosa di ancora più oscuro si agiti sotto la superficie e stia per manifestarsi.
A conferma di questa teoria c’è anche la magistrale scena all’interno del drugstore con Sarah Palmer, come sempre interpretata da Grace Zabriskie, che più invecchia più risulta terrorizzante grazie alla sua straordinaria mimica facciale. Sarah, la mamma di Laura Palmer, ha continuato a vivere nella stessa casa che ha causato tanti incubi a milioni di spettatori nei primi anni novanta, e nonostante si fosse vista solo per pochi secondi a inizio serie mentre era intenta a guardare un documentario a casa sua, la parte a lei dedicata nella dodicesima parte è più articolata e inquietante. Ormai alcolizzata e in preda a crisi isteriche, la sua reazione nel negozio è totalmente sopra le righe e la sua espressione ricorda una versione al femminile del Jack Torrance interpretato da Jack Nicholson in “Shining”. Quando Hawk va a trovarla, Sarah è tornata in sé e sembra nervosa di avere qualcuno alla porta; è chiaro che sta nascondendo qualcosa. Cosa non si sa, ma c’è da scommettere che ha a che fare con Leland e Laura. Cosa sta succedendo a Twin Peaks?
Sempre nel nostro ultimo articolo dicevamo che la domanda più ricorrente tra gli aficionados della serie era “che fine ha fatto Audrey?”. Bene, nella parte dodici finalmente David Lynch ci accontenta, ma lo fa ovviamente a modo suo. Audrey Horne (come sempre interpretata da Sherilyn Fenn) è uno dei volti più riconoscibili della serie TV originale. Figlia di Benjamin Horne, l’uomo più ricco di Twin Peaks, e madre di Richard Horne, il personaggio più deviato apparso in questa nuova stagione, è protagonista di una lunga scena che è un capolavoro di nonsense e in cui scopriamo che è la moglie non troppo devota di un ometto bizzarro di nome Charlie, che lei cerca di coinvolgere nella ricerca di un certo Billy. Impaziente, sboccata e con qualche chilo di troppo, eppure rivederla dopo così tanti anni è un vero piacere, con quelle sue smorfie così, in mancanza di parole migliori, “alla Audrey Horne”. Applausi.

Nata nel 1980, entra nel team di pearljamonline.it nel 2007, curando in particolare la versione in inglese e la sezione testi e traduzioni. Coautrice di “Pearl Jam Evolution”, sempre alla ricerca di notizie e curiosità sulla band.
Canzone preferita: Given To Fly
Album preferito: Vitalogy
Artisti o gruppi preferiti oltre i PJ: Bruce Springsteen, U2, Mark Lanegan, Cat Power, Ramones