Twin Peaks: La recensione delle parti nove e dieci

Da dove iniziare per cercare di dare un senso a quanto si è visto rispettivamente nella nona e decima parte della nuova stagione? Da un paragone forse un po’ strambo, ma che calza a pennello per descrivere questo progetto di David Lynch.

Vi ricordate di “Weld”? Doppio disco dal vivo pubblicato da Neil Young nel 1991 che fotografava quello di cui era capace il loner canadese sul palco. Un album grintoso, che includeva tanti suoi pezzi famosi e qualche cover di classici del rock. Allegato a “Weld” c’era “ARC”, disco bonus stampato in 25.000 copie e che consisteva di un’unica traccia di 35 minuti dal vivo, in pratica un muro di distorsioni e feedback. Alcuni lo giudicano una prova di creatività, altri un esperimento temerario. Ecco il paragone: se le prime due stagioni di Twin Peaks sono il “Weld” di David Lynch, così dense di scene e personaggi che sono entrati di diritto nella storia della TV, la terza è un po’ il suo “ARC”, l’esperimento più sfrontato.

Come dicevamo nei precedenti articoli, la trama di base della nuova stagione di Twin Peaks non sembra neanche così complicata. Sul fronte dei cattivi, nella nona parte conosciamo meglio i soci di Bad Cooper, Hutch (un ottimo Tim Roth) e Chantal (una sfrontata Jennifer Jason Leigh), e scopriamo anche che Diane (Laura Dern) sotto la sua maschera da femme fatale alcolizzata intrattiene con Bad Cooper un rapporto molto più sinergico di quanto il loro primo faccia a faccia in prigione non lasciasse intuire.

Sul fronte dell’F.B.I., invece, Gordon Cole (David Lynch), Albert Rosenfield (Miguel Ferrer) e Tamara Preston (Chrysta Bell) sono sempre più vicini a scoprire la vera identità di Cooper grazie alle indagini in South Dakota che stanno connettendo il ritrovamento del corpo del maggiore Briggs a certe scoperte su una realtà parallela fatte dal preside Bill Hastings (Matthew Lillard) e dalla sua amante assassinata. Anche a Twin Peaks ci si sta avvicinando lentamente alla verità, con Hawk & Co. che trovano un messaggio nascosto per oltre venticinque anni dal maggiore Briggs all’interno di un cilindro metallico che solo suo figlio Bobby è in grado di aprire. Un messaggio in codice, che fa riferimento a delle date precise e a un luogo misterioso di cui sapremo di più nei prossimi episodi.

Per quanto riguarda gli altri abitanti di Twin Peaks, bisogna accontentarsi di qualche sporadica scena sparsa qua e là in cui compaiono i vecchi volti della serie (apparentemente scollegati dal resto della trama) alternate ad altre che presentano dei nuovi personaggi a dir poco spiantati. Nella decima parte, ad esempio, assistiamo all’escalation di brutale violenza di Richard Horne (Eamon Farren) – uno dei personaggi migliori del nuovo Twin Peaks – che coinvolge anche sua nonna e suo zio Johnny (mentre tutti ovviamente continuiamo a chiederci “che fine ha fatto Audrey?”). Vediamo anche un episodio di abuso domestico nella roulotte di Becky (Amanda Seyfried) e Steven (Caleb Landry Jones) che riporta alla mente i “vecchi tempi” di Leo e Shelly Johnson, mentre alla fine della nona parte alla Roadhouse facciamo la conoscenza di due ragazze male in arnese di nome Ella e Chloe. Insomma, mentre i “vecchi” conducono le loro vite apparentemente placide tra complottisti via web, imprenditori ormai un po’ suonati e amabili sempliciotti, i giovani di Twin Peaks non paiono passarsela troppo bene, persi in un vortice di droga, alcol e violenza. Se ai tempi di Laura Palmer i problemi dei ragazzi erano gli stessi, seppur ben nascosti dietro la facciata del perbenismo della provincia americana, dopo venticinque anni tutto il male pare essere deflagrato in superficie, avvolgendo ogni rapporto umano in una cappa di feroce spietatezza.

A proposito di violenza, assistiamo all’arresto del nano assassino a Las Vegas, dove nel frattempo “rinco” Cooper/Dougie scopre il sesso insieme a sua moglie Janey-E (Naomi Watts) in una delle scene più divertenti dell’episodio. Sempre a Las Vegas, veniamo anche a sapere che l’autore delle misteriose telefonate a un terrorizzato Duncan Todd (Patrick Fischler) è proprio Bad Cooper, che gli ordina senza troppi complimenti di far fuori Dougie. A tale scopo viene assoldato un collega di Dougie alle assicurazioni, che cerca di incastralo servendolo su un piatto d’argento ai fratelli Mitchum, i due temibili proprietari del Silver Mustang Casino. Insomma, se la gang dei cattivi di Bad Cooper pare sempre più spietata, Dougie è sempre più in pericolo. “Svegliati, svegliati! Non morire!”, intimava l’uomo senza un braccio a Cooper/Dougie apparendogli in visione. Arrivati a metà stagione, ancora non è chiaro se e quando ci sarà una risposta alla domanda che tutti ci stiamo facendo ormai da settimane: “Ma quando si sveglia?”

La nona e decima parte di Twin Peaks non brillano come le precedenti, sono interlocutorie e sembrano fungere da ponte tra la prima e la seconda metà della stagione, che speriamo riservi i momenti migliori. Finora si avverte una certa lentezza che rende difficile seguire il progresso della trama, resa ancora più dispersiva dal fatto che è spezzettata in tre ambientazioni diverse con tanti personaggi che s’intersecano e altri apparentemente più marginali. Alcune scene risultano tirate troppo per le lunghe per i tempi di una serie televisiva, e ci sono dei momenti che rischiano francamente di diventare ripetitivi e stancanti, come la scelta di chiudere ogni episodio con una performance musicale.
Ovviamente, avendo visto solo la metà dell’opera, ci asteniamo da ulteriori commenti in attesa di vedere le prossime puntate di questa stagione, con l’acquolina alla bocca e un po’ di timori sull’intera operazione.