Stone Gossard è stato ospite del podcast di Jonathan Evison e, tra risate, ricordi e riflessioni, ha raccontato alcuni momenti che hanno segnato la sua formazione musicale e personale.

Un viaggio che parte dai primi anni ’80 a Seattle e arriva fino ai Mother Love Bone, con episodi che spiegano come sia nato il suono della città: meno hardcore e più vicino al glam e al classic rock.
Gli inizi a Seattle
Evison apre ricordando il loro primo incontro, nel 1983, grazie all’amico comune Steve Turner. Accanto a lui, un’altra figura ricorrente nei ricordi è Chris Peppard, il “red-headed Irish kid” di Laurelhurst. Erano gli anni delle prime band, delle serate passate a fumare erba, giocare a freccette di plastica e ascoltare dischi di Alice Cooper e Johnny Thunders. Una quotidianità fatta più di amicizia che di “piano musicale”.
Evison scherza citando Wikipedia e Rolling Stone, che lo indicano come colui che cacciò Stone dalla band March of Crimes. Gossard ride, non ricorda l’episodio, e accetta la leggenda con ironia: il folklore di Seattle passa anche da dettagli del genere.
Lo “Stony” degli amici
Tra i tanti ricordi emerge anche il soprannome “Stony”. Fino ai vent’anni, per molti era questo il suo nome vero e proprio. Ancora oggi, racconta, solo un ristretto gruppo di amici lo chiama così: tra loro, persino la madre di Jonathan e un vecchio conoscente del Minnesota.
Influenze fuori dal coro
A differenza di altri ragazzi cresciuti nell’hardcore locale, Gossard portava nel gruppo influenze meno canoniche: T. Rex, Alice Cooper, i Saints, ma anche la New Wave of British Heavy Metal, con Iron Maiden e Def Leppard. Quel mix tra glam e rock duro avrebbe segnato il suo modo di suonare, distinguendolo dagli altri musicisti della scena.
La passione per l’arte visiva, coltivata alla Northwest School of Art, giocava un ruolo simile: l’idea del “collage sonoro” e del non avere paura del caos venivano da lì, più che da manuali di teoria musicale.
Green River, laboratorio creativo
Parlando di Green River, Evison li definisce un “rock & roll petri dish”, un laboratorio in cui personalità e influenze contrastanti convivevano e si scontravano. Nelle prime prove si passava da cover dei Kiss a lunghi esperimenti rumorosi, pezzi in più atti e improvvisazioni corali.
Gossard insiste su un punto: suonare in una band non era solo fare musica, ma una forma di “valuta sociale”. Stare in sala prove, passare tempo insieme, contava tanto quanto il risultato finale.
Struttura e caos
Il padre, racconta Stone, gli ha trasmesso l’attitudine all’organizzazione: riuscire a mettere insieme idee, strutturarle, darle una forma. Un’attitudine che nelle band spesso diventa la forza che tiene unito tutto. Allo stesso tempo, il caos creativo di Jeff Ament e Mark Arm lo affascinava e lo spingeva a uscire dai confini. Alcune sessioni potevano durare ore senza produrre nulla di concreto, ma bastava un riff azzeccato a rendere tutto utile.
Mother Love Bone e l’arrivo di Andy Wood
Con Mother Love Bone, la direzione diventa più chiara. Se Green River era un esperimento, MLB si presenta come un progetto vero e proprio, con una visione definita. L’arrivo di Andrew Wood porta il carisma e l’immaginario glam che mancavano: trasformava le prove in piccoli spettacoli, anche davanti a pochissimi spettatori. “Era già una rockstar, anche se non lo sapeva nessuno”, ricorda Stone.
Il lato umano della scena
Tra i ricordi più vividi emergono episodi di vita scolastica e quotidiana: brownies cucinati in classe, scherzi, partite a freccette. Non erano ragazzi consapevoli di scrivere la storia del rock, ma amici che cercavano di costruire il proprio mondo.
Alla fine, Gossard sintetizza così quegli anni: “Non avevamo un piano, avevamo solo il desiderio di suonare insieme. Il resto è arrivato da sé.“
L’intervista completa è disponibile qui sotto.

Nasce nel 1980 a Reggio Emilia. Crea pearljamonline.it nel 2001 e scrive la prima edizione di “Pearl Jam Evolution” nel 2009 insieme alla moglie Daria. Dal 2022, conduce due podcast: “Pearl Jam dalla A alla Z” e “Fuori Orario Not Another Podcast”. Ha collaborato con Barracuda Style, HvsR, Rolling Stone, Rockol e Il Fatto Quotidiano. Continua imperterrito a tentare di trovare “belle melodie che dicono cose terribili”.
Canzone preferita: Present Tense
Album preferito: No Code
Artisti o gruppi preferiti oltre i PJ: Tom Waits, Soundgarden, Ramones, Bruce Springsteen, IDLES, Fontaines D.C., Mark Lanegan, R.E.M., Radiohead, Cat Power, Dead Kennedys

