Roadies – Sesto episodio: Longest Days

Seconda parte dell’episodio della scorsa settimana, Longest Days si focalizza sulle dinamiche interpersonali tra i membri della crew al seguito della Staton-House Band e, come il suo predecessore, oscilla tra alti e bassi, con alcune digressioni divertenti e dialoghi che compensano in parte una trama che per il resto risulta un po’ bloccata. Al secondo giorno a Denver, la crew è alle prese con le conseguenze della prima serata, con Shelli e Bill che si interrogano sulle ripercussioni della loro notte di passione. Bill, ormai ufficialmente lo sciupafemmine della serie, ha il suo “momento Cameron Crowe” quando, parlando con Shelli, insiste sul fatto che lui rispetterà la sua decisione di continuare o interrompere la relazione (“Ti voglio rendere la vita più facile, non più difficile“). Kelly Ann non ha molto da fare, oltre a indossare uno strambo copricapo da tacchino come punizione per aver perso il suo pass e interrogarsi sui sentimenti che prova per Reg, che in questo episodio commette un clamoroso errore di valutazione, mettendo a rischio il suo posto lavoro e la sua fragile integrazione all’interno del gruppo dei roadies…

Ricordate che nell’episodio precedente avevamo fatto la conoscenza della dolce Janine, l’ex fidanzata di Chris House protagonista di una delle canzoni più famose della SHB? L’avevamo descritta come una donna tranquilla e riservata, apparentemente priva di risentimento e lontana dallo stereotipo della ex frustrata e vendicativa. Bene, resettiamo tutto. Con un inaspettato twist, nel sesto episodio di Roadies scopriamo che la dolce, matura Janine che abbiamo incontrato la scorsa settimana stava solo fingendo di essere carina con il povero Reg per manipolarlo e potersi intrufolare dietro le quinte e incontrare Chris. Davanti al suo ex, ecco uscir fuori la vera faccia di Janine, che scarica anni di rabbia repressa accusandolo di averle spezzato il cuore e di averla usata come materiale per le sue canzoni, con l’aggravante di aver diffuso un’immagine menzognera di lei nelle interviste. Ma c’è di più: con crescente sgomento, scopriamo che Janine sta lavorando a un tell-all book in cui intende rivelare i dettagli della loro storia (“Conosco tutti i tuoi scheletri nell’armadio“, minaccia uno sconvolto Chris), utilizzando il materiale d’archivio che ha accumulato nel corso della relazione (testi, note, foto e nastri, praticamente quello a cui Reg puntava per il box set della band), allo scopo di ottenere una parte del denaro che non ha mai visto dopo che Chris è diventato famoso. Infine, non contenta, Janine rivela a Chris un segreto del passato che rischia di rovinare la sua vecchia amicizia con Bill. Reazione sopra le righe e cliché? Decisamente sì, ma è pur vero che di ex dalla lingua avvelenata è costellata la vera storia del rock – solo per citare alcuni esempi eclatanti: l’autobiografia di Angela Bowie sui segreti più sordidi del Duca Bianco, quella di Marianne Faithfull sui suoi wild years con gli Stones, quella di Pattie Boyd sul triangolo tra lei, Eric Clapton e George Harrison, fino ad arrivare, in tempi più recenti, al libro scandalo di Kim Gordon sull’ex marito fedifrago Thurston Moore.

In questo episodio viene anche approfondita la storyline di Wes, che nel suo ruolo di babysitter decide di fare qualcosa di speciale per il figlio di Tom Staton. Wes è intenzionato a insegnare qualcosa all’odioso ragazzino, perché secondo lui ognuno dovrebbe essere in grado di portare le proprie esperienze sulla strada (“Credimi, la strada si farà un’opinione di te“). Per dargli un’esperienza di vita vera, decide di portarlo a una lezione di chitarra con John Mellencamp in persona. La scena con il rocker dell’Indiana – che vanta già diverse esperienze da attore nel suo curriculum – è la migliore dell’episodio, con Mellencamp che prima si profonde in un bel monologo sulla sua chitarra (appartenuta a Woody Guthrie) e poi si esibisce con l’aiuto del bambino nella toccante ballata che dà il titolo all’episodio. Purtroppo, finita la lezione Winston rovescia accidentalmente un frullato sul pregiato strumento, regalando al povero Wes una figuraccia di fronte a una leggenda del rock e facendolo sentire un fallimento nella sua missione di insegnare al ragazzo come vivere.

Nonostante John Mellencamp sia l’ospite musicale dell’episodio, lo spazio solitamente riservato all’opening act questa volta è tutto per Marc Maron, un comico molto noto negli States (nella realtà è molto raro che un comico apra per una rock band, per lo meno non per una di alto livello). Anche se la performance si rivela un successo, come predetto da Shelli il comico “sfianca” il pubblico esibendosi per ben 45 minuti e finendo per sabotare il concerto della Staton-House Band. Ovviamente Maron verrà rispedito a casa senza troppi complimenti. La sensazione è che la sua presenza non convinca del tutto e contribuisca ad appesantire ulteriormente la trama. Life is short, even in its longest days, canta John Mellencamp, verso che ben si adatta a descrivere questo episodio, che finisce per dilungarsi troppo e perdersi in una serie di sottotrame e situazioni in cui in definitiva non succede molto. Ma con Cameron Crowe al timone non può che essere così. It is what it is… è quello che è. Prendere o lasciare.

Encore:
  • Tutto da ridere l’equivoco di Reg su Jack White e Jack Black. Povero Reg, in questo episodio non gliene va bene una (“Vengo dal mondo dello sport e della contabilità, non capisco proprio la gente dello spettacolo”, ammette sconsolato dopo la débâcle con Janine).

  • Dopo i primi episodi tutti focalizzati sul chitarrista, finalmente conosciamo l’altra anima della band, il cantante Tom Staton (interpretato da Catero Alain Colbert). Alla fonica Donna (Keisha Castle-Hughes) viene chiesto di passare del tempo insieme a lui, che si rivela un personaggio spirituale e alla mano. Il loro incontro serve sia a Donna, che aprendosi con lui trova una valvola di sfogo, sia a Tom, che grazie alla sincerità di lei riuscirà forse a mettere a fuoco i problemi che covano da tempo all’interno della band. Non sarebbe male vedere approfondita la sua storyline nelle prossime puntate, soprattutto il suo rapporto con Chris House.

  • Momento Cameron Crowe: l’eterea ragazza che volteggia leggiadra con l’hula-hoop luminoso in cerca di qualche membro della band o della crew da sedurre, e che richiama alla memoria la danza di Penny Lane in Almost Famous.

  • La chitarra che John Mellencamp fa suonare a Weston – con la celebre scritta This Machine Kills Fascists – è una copia di quella storica appartenuta a Woody Guthrie, il folk singer americano a cui Mellencamp si è ispirato per molte delle sue canzoni.

  • In questo episodio si possono ascoltare canzoni di band non molto conosciute da queste parti ma davvero valide come i Blitzen Trapper e i Foals.

Roadies Episode 6 | Song List:

Blackened Blue Eyes – The Charlatans

Turn It Around – Lucius

Everything is Embarrassing – Sky Ferreira

Hung Up On My Baby – Isaac Hayes

Big Black Bird – Blitzen Trapper

Boom Clap – Charlie XCX

Birch Tree – Foals

Amsterdam – Gregory Alan Isakov

Boardwalks – Little May

Actors – Still Parade

Longest Days – John Mellencamp