Intervista a Stone Gossard

Pearl Jam – Explore and Not Explode

The Skinny | 16 maggio 2006

By Dave Kerr

Skinny: Eddie ha scherzato, in una recente intervista, dicendo che avete giocato con l’idea di chiamare il nuovo album Super-unowned [gioco di parole che richiama l’album Superunknown dei Soundgarden, N.d.T.], questo per suggerire che sentite collettivamente un qualche senso di libertà, artisticamente o altro, dopo il vostro addio alla Epic?

Stone: “Sì, il nome saltò fuori quando pensavamo al fatto di non ‘appartenere’ più a nessuno, i [cinque] elementi non appartengono a nessuno ad esempio… anche noi non apparteniamo a nessuno, non solo artisticamente ma in ogni modo e mi piacerebbe continuare così. Penso che ora il senso di libertà in questa band sia definitivamente meno nevrotico; siamo più intelligenti ora.”

Skinny: Eddie ha anche detto che l’album è “un prodotto su cosa significhi essere un americano in questi giorni”. Mark Arm e Josh Ritter hanno entrambi detto qualcosa di simile riguardo ai loro nuovi dischi in alcune recenti interviste con noi… sembra che Dubya [George W.Bush, N.d.T.] c’entri con il Rock and Roll. È più difficile oggi scrivere un album introspettivo senza queste opprimenti influenze politiche?

Stone: “È abbastanza difficile evitare la politica in questi giorni – penso che molte persone temano di essere giudicate antipatriottiche e noi rivolgiamo un certo livello di autocritica al nostro governo nella nostra musica, ma in generale penso che ogni tipo di autoconsapevolezza pensando in grande sia abbastanza negativa. Personalmente penso che un processo creativo naturale riguardi la perdita di quell’autoconsapevolezza, tutta quella roba è una distrazione. È una realtà di cui senti parlare e in cui vivi, e penso che le persone brave ad affrontarla siano quelle che riescono a tenerla fuori e continuare a tornare a quella stessa energia che avevano quando hanno cominciato a suonare.”

Skinny: Tenendo a mente questo, a che livello siete consapevoli del fatto che questo album sia tematico, una progressione o una forma di distacco da qualsiasi cosa abbiate fatto in passato?

Stone: “Beh, abbiamo preso in considerazione l’idea di usare la narrazione per unire tamaticamente l’album, ma alla fine si è rivelata migliore una struttura meno concettuale. Se questo album sia un distacco… tutto quello che posso dire è che è migliore di qualsiasi cosa che abbiamo mai fatto prima. La voce di Ed è irreale – ha raggiunto l’apice in tutte le canzoni. Penso che ci siamo tutti dati una spinta a vicenda per creare, oserei dire, un’album classico. È andata meglio così che nell’ultimo album perché volevo che questo venisse il meglio possibile, e mi sono messo a testa bassa a lavorare – ma per questo disco ci siamo sentiti davvero una band.”

Skinny: La scrittura delle canzoni è ancora uno sforzo principalmente collettivo?

Stone: “Alla fine è sempre uno sforzo collettivo, usciamo e scriviamo le nostre canzoni – poi torniamo e riscriviamo alcune parti, aggiungiamo cose nuove… la cosa positiva di questa band è che tutti siamo in grado di scrivere una buona canzone, non c’è un solo autore – tutti noi abbiamo i nostri progetti personali e le nostre forze in proprio.”

Skinny: Pensi che questa etica del lavoro vi abbia favoriti in termini di longevità della band?

Stone: “Sì, ma credo che quello che ci ha davvero aiutati lungo il cammino siano stati i fan. Sono stati con noi nei momenti migliori e in quelli peggiori. Sono sempre stupito dal loro sostegno nel corso degli anni. Inoltre penso dipenda dal fatto che è come se operassimo ‘sotto il radar’ per quanto riguarda gli aspetti non musicali delle nostre vite. Ci siamo presi molto tempo lontani gli uni dagli altri per vivere le nostre vite separatamente. Ecco perché eravamo così eccitati quando siamo tornati in studio per il nuovo album.”

Skinny: Suonerete a Londra la prossima settimana [l’intervista è stata fatta prima del 20 Aprile 2006, data del concerto all’Astoria di Londra, warm-up dell World Wide Tour, N.d.T.] e vi state preparando per il vostro primo grande tour mondiale dal 2000, che sensazione provate all’interno della band? Ormai per voi dovrebbe essere come andare in bicicletta, no?

Stone: “Abbiamo fatto più prove per questo tour di quante ne abbiamo mai fatte in vita nostra, Matt canta molte delle parti vocali e lo fa da Dio. La cosa positiva di suonare in una cover band dei Kiss è che impari a cantare! Sembra che sia passata un’epoca prima che ci potessimo fidare di essere abbastanza consapevoli per farcela con questi grandi show. Abbiamo un’altissima consapevolezza di quello che deve succedere ogni sera per far sì che le persone siano più al sicuro possibile.”

Skinny: Avete un repertorio enorme a cui attingere, cosa possiamo aspettarci dal prossimo tour? C’è ancora Boom alle tastiere? Dai, suonate Hunger Strike, vi sfido!

Stone: “Non ti darò certo la setlist! Mettiamola così, non deluderà – non vediamo davvero l’ora di tornare a fare rock insieme.”

Skinny: Avete qualche intenzione di portare il tour in Scozia, siete stati qui solo due volte in 15 anni, è uno schifo!

Stone: “Ma sicuro! Penso che l’ultima volta che siamo venuti qui fosse a Glasgow e questo è stato un po’ di tempo fa… potremmo andare ancora un po’ in tour nel 2007 e girare l’Europa un po’ di più… non posso confermare nulla definitivamente ma questo normalmente includerebbe almeno una data in Scozia, ok? Quindi ci vedremo là.”

Skinny: Quali nuove band vi piacciono al momento? Chi pensate di portare in tour con voi?

Stone: “Per questo tour abbiamo Tom Petty and the Heartbreakers e i Sonic Youth in tutti gli show tranne i primi due della seconda leg. E i My Morning Jacket – mi stanno piacendo davvero questi ragazzi, per quanto riguarda la nuova musica.”

Skinny: Con una quantità così varia di influenze tra di voi, con quali artisti vi piacerebbe di più lavorare se il tempo, i soldi e la geografia ve lo permettessero?

Stone: “Ce ne sarebbero così tanti – The Who, Neil Young, Kiss, The Ramones, Soundgarden, Mudhoney… la lista è infinita.”