Eddie Vedder: Discorso di introduzione dei R.E.M. nella Rock and Roll Hall of Fame

Waldorf Astoria Hotel, New York, NY | 12 Marzo 2007

Buonasera,

uhh… sì. Sapete, da ragazzo, quando vai a scuola, se ti succede anche solo di fantasticare di diventare un giorno un musicista, uno degli aspetti più attraenti a cui puoi pensare, a proposito del venire pagato per suonare musica, è che non dovrai mai più scrivere un altro tema o fare un discorso di presentazione. Ma eccoci qui e devo dire che sono molto onorato.

Sapete, ci sono due biografie molto ben scritte sui R.E.M.: una di 397 pagine, l’altra di 408. È difficile anche solo tentare di condensarle in pochi paragrafi ma ci proverò, dal momento che non vogliamo che questo discorso diventi lungo come quello che feci per i Ramones qualche anno fa [fa una smorfia]. La musica dei R.E.M. è veramente onnicomprensiva. Hanno usato ogni colore sulla tavolozza, hanno inventato dei colori nuovi, hanno dipinto questi enormi murales di musica e suono ed emozione, grandi come edifici… e continuano a farlo ancora oggi. E la storia di come si sono messi insieme non potrebbe essere scritta, specialmente considerando questa serata… non potrebbe essere scritta in modo più romantico. E la storia è che Michael Stipe e Peter Buck si incontrarono per la prima volta in un negozio di dischi dove Peter lavorava… Wuxtry Records ad Athens, in Georgia. La loro prima conversazione, la loro prima discussione, uhhm, riguardava i primi quattro dischi di Patti Smith [pausa e applausi]. Il batterista Bill Berry e il bassista, etc, Mike Mills, si conobbero alle superiori. Suonavano insieme in un gruppo a scuola, e le due coppie di amici si incontrarono al college ad Athens. 27 anni dopo, stanno per entrare nella Rock and Roll Hall of Fame. Vedete come ho tagliato tutto il resto per rendere il discorso più scorrevole? [il pubblico applaude] 

Ma ci sono un paio di cose di cui devo parlare, la più difficile delle quali è Michael Stipe. Come si può spiegare il dialogo tra Michael e l’ascoltatore – un dialogo che è cresciuto nel tempo e con cui noi siamo cresciuti? C’è tanta saggezza nei sentimenti di queste canzoni che credo ci abbiano aiutati a trovare cose che sapevamo di avere dentro di noi, e anche a trovare cose che non sapevamo di avere dentro di noi. E personalmente posso dire che ci sono cose che tengo e sento molto profondamente qui dentro [si mette una mano sul cuore] che sono state messe lì proprio da Michael Stipe. La cosa davvero incredibile, a questo riguardo, è che mentre succede questo tutto questo succede senza che uno sia in grado di capire neanche una cazzo di parola di quello che lui dice [guarda intorno]… questo nei primi dischi ed è una cosa così bella ed è tutto ciò è così aperto all’interpretazione… sapete, nell’estate del 1984 sono stato abbastanza fortunato da vedere i R.E.M. suonare dal vivo in un piccolo locale a Chicago e potrei continuare a parlarne perché mi ricordo assolutamente ogni cosa di quella sera, ma quello che dirò è che ha cambiato il mio modo di ascoltare musica e ciò che ascoltavo, perché dopo di allora cominciai ad ascoltare esclusivamente loro. A quel tempo avevano all’attivo solo un disco e mezzo [Vedder si riferisce a “ Chronic Town”, un EP pubblicato nel 1982 e a “Murmur”, il loro primo album, uscito nel 1983, n.d.t.] , e ho fatto i conti quindi non ho esagerato – questo disco, “Murmur”, dura 44 minuti, deve… [il pubblico applaude] “Murmur”… se prendo tre mesi di quell’estate dell’84 e faccio il conto… “Murmur” dura circa 44 minuti, quindi credo di averlo ascoltato almeno 1.260 volte. E una delle ragioni per cui lo ascoltavo in modo così incessante era che dovevo sapere cosa stava dicendo. Sapete, è così bello, c’è spirito e passione e, nel caso di Michael, un incredibile set di pipe, che, sapete, siete trascinati in un mondo di interazione e interpretazione. I testi sono diventati… più diretti, e ora lui mette anche i testi nei dischi così uno può effettivamente… lui è… dovrebbe… dovrebbe essere così orgoglioso, perchè lui è un vero poeta: può essere diretto, può essere completamente astratto, può suscitare un’ emozione con precisissima accuratezza e può essere completamente obliquo e tutto viene compreso. Questo è Michael… beh, questo è parte di Michael… uh, yeah… [scuote la testa], c’è così tanto da dire su Mike – lo amo.

Peter Buck suona la chitarra come uno che ha lavorato in un negozio di dischi [il pubblico applaude]… e quando dico questo, dico che tutto il suo modo di suonare la chitarra non è necessariamente derivativo di tutta questa musica che conosce. È che conosce la sua musica così bene che è più un riempire buchi e inventare cose e toccare punti ancora da esplorare e di conseguenza, credo, spingere il progresso del Rock and Roll. Penso a lui e alle sue bellissime figlie e a quello a cui ha contribuito, aprendo una strada per la musica alternativa per gruppi come Nirvana e Radiohead e da qui all’infinito. Uhm, da un negozio di dischi di Athens fino alla Rock and Roll Hall of Fame è un viaggio straordinario.

Ora, se i REM hanno avuto un’arma segreta, direi che questa è stata Mike Mills [il pubblico applaude]. Suona il basso, il piano, un certo numero di strumenti ed è un autore, un geniale autore di musica, ma credo che l’arma segreta sia la sua voce. In realtà non è una seconda voce, è quasi come una seconda voce principale, e credo che sia questo ciò che rende così tante loro canzoni assolutamente evocative. Uhm, ed è… sapete, è… nascosto – lui è nascosto – anzi in realtà lui è stato nascosto fino a circa 14 anni fa, quando ha iniziato a indossare questi completi dai colori sgargianti [il pubblico ride] con enormi ricami e strass, e questa è stata una mossa coraggiosa a quel tempo, perchè questo, sapete, grunge – quello era all’incirca il periodo in cui era di moda il grunge , quindi questo è stato…

Ora, non so se sapete la storia del batterista Bill Barry, ma all’incirca in quel periodo, il periodo dei completi, dei completi di Mike, Bill Barry ebbe un… lui stava suonando in Svizzera e nel bel mezzo di un concerto fu colpito da un’aneurisma cerebrale e quasi morì e… penso di aver letto da qualche parte che l’aneurisma possa essere stato provocato da una luce stroboscopica, ma stavo giusto pensando che forse può essere stato uno dei completi di Mike [il pubblico e i REM ridono], forse quello arancione!

Così, in tutta serietà, Peter Buck ha detto che se quella volta non fossero stati in Svizzera e avessero avuto dei bravissimi dottori, Bill avrebbe potuto non farcela. E poi Bill si è rimesso dopo un paio di mesi di intensa riabilitazione e hanno fatto altre cose… hanno finito quel tour, fatto un altro disco, sono andati ancora un po’ in tour. A quel punto, penso che l’ostacolo più difficile che dovettero affrontare fu quando Bill disse che non pensava di poter continuare a suonare con loro. E fu ciò che fece… quando lo fece, disse, “Ho bisogno di sapere che continuerete”. Usando le sue parole, disse, “Non posso essere considerato il coglione che ha fatto finire i R.E.M.”

E così, con suo sollievo, sono andati avanti e hanno fatto cose incredibili. Mi chiedo se dovrei addentrarmi in questo, ma io ho una teoria su Bill e sul perchè non poteva continuare, e non penso nemmeno che fosse per via dei tour, non penso che fosse per via del viaggiare. Ho studiato le loro foto nel corso degli anni e… e mi sembra che il motivo per cui Bill non poteva continuare fossero le sessioni fotografiche [il pubblico non ride]… mi spiego meglio: tu fai un disco, fai il mix, realizzi l’artwork, pianifichi un tour, e poi fai… sessioni fotografiche. E ancora sessioni fotografiche. E succede che ti dicono, “Bill! Puoi metterti dietro ora? Bene, puoi mettere la tua testa tra Michael e Peter? Bene, ora puoi solo sporgerti in avanti e – mento in su per favore! – mento in su! – ora, non guardare me. Guarda la mia mano! Bene. Ora saresti così gentile da… puoi farmi gli occhi grandi?” [il pubblico ride, i REM ridono]. Questo è quello che succede e credo che l’abbia fatto impazzire. Io… sto solo cercando di interpretare… non impazzire! Ma dovette fermarsi, lui era… se guardate le foto, potete vederlo raggelare, era come se dicesse ”Non posso più farlo! Non posso più farlo! Me ne andrò e diventerò un fottuto contadino!” [il pubblico ride] . Cosa che fece. E penso che viva felicemente da allora. E da fan, è un incredibile, eccitante brivido vederlo qui stasera.

In conclusione, se posso aggiungere una nota personale, dirò solo che Peter si è trasferito a Seattle qualche anno fa e ora ci sono dei grandi musicisti di Seattle che suonano nella band – un grande batterista che si chiama Bill Rieflin, Ken Stringfellow e Scott McCoy, che è qui stasera. Peter è una parte così straordinaria della nostra comunità musicale là. E quando si è trasferito, la musica di Seattle e tutto il resto stava andando un po’ fuori controllo e loro ci hanno davvero presi tutti sotto la loro ala protettrice, così come hanno fatto con altri musicisti come Thom Yorke e altra gente di quel livello. E sono diventati come dei fratelli maggiori e, in quanto sopravvissuti, avevano così tanto da insegnarci. Non poterono salvarci tutti, anche se ci provarono, e ora vorrei che ci fosse Kurt Cobain qui a fare questo discorso stasera. Sarei stato così contento di essere la seconda scelta dopo lui [il pubblico applaude].

Ma quello che voglio dire è che non importa cosa possiamo ridare loro nella forma di questo riconoscimento, perchè non compenserà mai quello che ci hanno dato loro – e questo senza nemmeno nominare le cause sociali e l’attivismo, che non dovrebbero essere un’appendice. Ci hanno insegnato tanto anche su quello, e ci hanno ispirati [il pubblico applaude] . Quindi sono veramente grato di dire questo a nome di così tante persone, e dico grazie da parte mia e dell’enorme numero di persone in tutto il mondo che sono state toccate da loro… e per qualche strano potere che mi hanno conferito, ora introduco i R.E.M. nella Rock and Roll Hall of Fame.”

Traduzione © www.pearljamonline.it 2007