Personality Crisis: E’ arrivato Vinyl!

Musicisti in cerca di notorietà, case discografiche sull’orlo del fallimento, produttori disposti a tutto che ricordano i broker di Wall Street che conquisteranno New York solamente qualche anno dopo. Orge, droga, locali luridi e fumosi dove si consumano pompini nei sottoscala, un massiccio giro di affari e soldi. E poi tanta, tanta musica.

Tutto questo e molto altro è Vinyl, la serie rock del 2016 trasmessa a cadenza settimanale da HBO e, qui da noi, da Sky Atlantic ogni lunedì. Martin Scorsese e Mick Jagger ci portano in un viaggio romanzato nella scena musicale di New York dei primi anni settanta e, complici dell’apporto in fase di sceneggiatura di quel Terence Winter già dietro lo screenplay di quel capolavoro di The Wolf of Wall Street, fanno centro già dal pilot, diretto da Scorsese in persona. Se la New York che ci viene raccontata è lurida e folle come quella immortalata dal regista dei cult Mean Streets e Taxi Driver, dall’altra parte i punti in comune con il già citato The Wolf of Wall Street sono molteplici, uno su tutti la brama di soldi dei discografici in barba alla passione dei musicisti e dei fan che seguono la musica che amano e nella quale si immedesimano.

Vinyl si regge sull’intensa performance di un elegante e catchy Bobby Cannavale (Boardwalk Empire) che interpreta Richie Finestra, proprietario della fittizia casa discografica American Century Records in procinto di essere venduta al colosso tedesco Polygram (realmente esistito). Sua moglie è interpretata da una raffinata e stylish Olivia Wilde (Dr House, Rush), devota madre di famiglia con un passato da Factory girl di Andy Warhol. Nel 1973, Finestra non riesce più a vendere i dischi dei suoi artisti e cerca disperatamente di trovare una band, una canzone, un disco che lo faccia nuovamente emozionare, così come gli era successo tanti anni prima dopo aver ascoltato per la prima volta il bluesman Lester Grimes (interpretato da Ato Essandoh), che sarebbe diventato il suo primo cliente.

Jamie Vine – assistente di Finestra interpretata con grazia da Juno Temple – è il personaggio cardine della prima puntata, perché è proprio grazie a lei che la fiamma sopita della passione per la musica di Finestra si riaccende dopo che la ragazza gli fa ascoltare un demo dei Nasty Bits, una punk band fittizia capitanata dal trentenne James Jagger, figlio del cantante dei Rolling Stones.

Nel pilot sono citati, direttamente e indirettamente, tantissimi personaggi della scena artistica e musicale di quegli anni: si va dai New York Dolls (protagonisti di una delle migliori scene dell’intera puntata ambientata al mitico Mercer Arts Center) a Iggy Pop, da Lou Reed ai Led Zeppelin, da Andy Warhol agli Abba. Vinyl rimane sempre in bilico tra realtà e finzione, tra fatti realmente accaduti e altri di pura fantasia ma in grado comunque di rievocare un’epoca irripetibile. Personality Crisis, l’anthem dei New York Dolls – reinciso per l’occasione dal loro cantante David Johansen – fa da punto di collisione sia psicologico per il protagonista sia fisico, culminante a livello visivo nella scena indimenticabile del crollo del Mercer Arts Center. Se da una parte c’è la vecchia passione di Finestra per la musica, dall’altra c’è il fatto che ormai per lui la musica è solo una questione di business. Se da una parte le case discografiche paiono non capire più i gusti della gente, dall’altra, grazie alle nuove band proto-punk e glam, pare esserci la risposta che tutti stanno avidamente cercando. Il vecchio mondo che sta crollando per fare posto al nuovo, con la città di New York a fare da epicentro.

La parte del leone di Vinyl la fa, ovviamente, la colonna sonora, che si articola nella pubblicazione di una soundtrack ufficiale, composta per lo più da canzoni di giovani band sconosciute (disponibile su http://tinyurl.com/vinyl-ost) e da una playlist con tutti i pezzi storici che si possono ascoltare negli episodi (reperibile su http://tinyurl.com/vinyl-playlist).

Non era facile rappresentare un momento storico e musicale così importante come quello preso in considerazione. A metà anni novanta, in piena esplosione grunge, Jagger e Scorsese parlarono a lungo di realizzare un film che riassumesse tutti i loro ricordi di quel periodo, ma il progetto fu accantonato per quasi vent’anni. In un momento storico come quello attuale, in cui le serie TV sono quasi più blasonate dei film che arrivano nelle sale cinematografiche, e dove la nostalgia rock per i colossi che hanno contribuito a crearlo pare avere la meglio sulle nuove band, Vinyl pare proprio il prodotto che tutti stavano aspettando. Lo sguardo di Scorsese è più disincantato e irrequieto rispetto alla celebrazione poetica che si respirava in quel piccolo grande capolavoro di The Last Waltz, che documentava in modo nostalgico e magistrale l’ultimo concerto di sempre di The Band. Vinyl è sporco, grezzo, reale, vintage ma senza eccessi nostalgici. Semplicemente rock and roll.

 

LOCATION DELLA PUNTATA

MERCER ARTS CENTER Edificato nel 1870 per ospitare il Grand Central Hotel, un albergo di lusso, l’edificio era piuttosto famoso nel Greenwich Village. Nei primi anni ’70 era ormai decadente, ma ospitava ancora un albergo economico, il Broadway Central Hotel, mentre un’ala era stata adibita a sala da concerti. Lì si esibirono i primi gruppi proto-punk, tra cui i New York Dolls. La leggenda narra che il manager dei Dolls, Marty Thau, li avesse scoperti proprio durante un’esibizione al Mercer (lo stesso Thau ha dei punti in comune con il protagonista di Vinyl, Richie Finestra). L’edificio crollò il 9 agosto 1973 per un cedimento strutturale – un inquilino commerciale aveva rimosso un muro portante nel seminterrato senza permesso. Nonostante l’edificio fosse stato evacuato venti minuti prima del crollo, quattro ospiti dell’hotel non ebbero scampo. A differenza di quanto mostrato nella serie, il crollo avvenne nel pomeriggio, quando né i New York Dolls né il pubblico erano presenti. Il Mercer Arts Center non è mai stato ricostruito.