Lo scorso 21 novembre è venuto a mancare, all’età di settantotto anni, il noto cantante soul americano Wayne Cochran. Nel lontano 1961 registrò la sua più celebre canzone, Last Kiss, incisa dai Pearl Jam quasi vent’anni fa e curiosamente diventata il loro singolo di maggior successo di sempre. Andiamo a scoprire insieme tutto quello che si nasconde dietro questa celebre cover del gruppo di Seattle.
A Natale del 1998, come ogni anno, viene consegnato agli iscritti del Ten Club, il fan club ufficiale dei Pearl Jam, un singolo in vinile con due pezzi inediti. In copertina c’è una radiografia della mano di Eddie Vedder, infortunatosi mentre faceva surf, mentre sul retro c’è una dedica speciale a Ray, il primogenito di Matt Cameron, nato da poco (“Benvenuto nell’atmosfera terrestre, Ray”). Il lato A è una cover dal titolo Soldier of Love, una ballata scritta da Tony Moon e Buzz Cason e registrata per la prima volta nel 1962 dall’artista country Arthur Alexander, ma arrivata alle orecchie del cantante dei Pearl Jam grazie alla versione della band garage punk inglese Thee Headcoats. Il lato B è un’altra cover, intitolata Last Kiss, originariamente scritta da Wayne Cochran nel 1961, ritrovata da Eddie spulciando tra i dischi in un mercatino dell’usato a Seattle.
«Quel giorno avevo trovato una copia della versione di Last Kiss di J. Frank Wilson and the Cavaliers e l’avevo imparata. Suonavamo in un piccolo locale a Seattle e Matt ed io l’abbiamo suonata a fine serata», ricorda Vedder. «È stata la registrazione più minimale che abbiamo mai fatto», rivela Ament. «Ed ci ha suonato la canzone e l’abbiamo provata insieme nel backstage un po’ di volte durante l’ultimo tour. Poi una sera l’abbiamo suonata davanti a un pubblico per la prima volta. Infine l’abbiamo suonata durante il soundcheck a Washington e quella è la versione finita sul singolo». Stone Gossard ricorda: «Brett Eliason l’ha registrata subito dopo, abbiamo speso circa 1.500 dollari mixando il singolo per conto nostro ed è stato il nostro più grande successo. La stessa versione provata nel soundcheck, con noi che cercavamo di farla sembrare una canzone anni cinquanta. L’interpretazione di Ed è sentimentale e bella, non è ironica, furba o sarcastica».
Nei primi mesi del 1999, Last Kiss inizia a essere trasmessa da alcune stazioni radio, suscitando da subito un imprevisto e inaspettato interesse. La canzone va in heavy rotation sulle radio di tutto il paese e comincia a crescere anche la richiesta popolare per una pubblicazione ufficiale del singolo, che continua a non essere disponibile nei negozi. «C’era questa pressione da parte dell’etichetta perché lo facessimo uscire. Ci venne quest’idea: potete farlo uscire, ma dovrete dare in beneficenza tutti i soldi», rivela il manager della band.
I due brani vengono così pubblicati come singolo nel giugno del 1999, con l’indicazione che tutti i proventi saranno devoluti a CARE, un’organizzazione umanitaria che si occupa di assistere i profughi del Kosovo. Contestualmente, i due brani vengono anche inseriti nella compilation No Boundaries, voluta dalla Sony/Epic per i medesimi scopi umanitari. I Pearl Jam riescono a raccogliere circa dieci milioni di dollari dall’operazione e il singolo raggiunge la seconda posizione della Billboard Hot 100, diventando quello di maggior successo di sempre della band. Stone: «Puoi provare album dopo album a scrivere una hit e passare mesi a ottenere i giusti suoni di batteria e a riscrivere i testi, oppure puoi semplicemente andare in un negozio di dischi usati, scegliere un singolo e innamorartene».
Last Kiss appartiene al filone noto come “teenage tragedy song” in voga negli anni cinquanta. In pratica, canzoni strappalacrime che parlano della morte di adolescenti. «L’ho sentita quando avevo sei o sette anni. Pensavo fosse una storia vera, e mi rendeva così triste», dice Vedder. «Anche Jeremy è una canzone sulla morte di un teenager. Siamo davvero bravi con i teenager morti». Gossard: «È stato tutto naturale. Se uno dei nostri dischi ha successo, non è perché abbiamo fatto tre video e siamo sulla copertina di Time e andiamo da Oprah, da The View o allo spettacolo natalizio di ogni radio». «È stato una specie di sollievo, o almeno mi ha reinstillato una certa fede nel fatto che una buona canzone possa farcela anche se non ci sono ballerini sul palco quando la suoniamo o video o cose del genere. Mi ha aiutato a farmi capire che non tutto era perduto o qualcosa del genere, almeno qui nel nostro mondo. Sono felice che una canzone abbia potuto saltare la normale trafila dell’industria e trovare una specie di successo democratico, proprio quando pensavo che non fosse possibile» conclude Eddie.
Last Kiss (testo – traduzione) è stata suonata dai Pearl Jam in Italia solamente due volte, a Verona nel 2000 e a Pistoia nel 2006. Anche Eddie Vedder – da solista – l’ha proposta nella nostra nazione, è successo solo qualche mese fa durante il leggendario concerto del cantante al Firenze Rocks.
Parti di testo tratte dal libro ”Pearl Jam Evolution” (Daria Moretti, Luca Villa – YouCanPrint, 2016)
Foto di Glen E. Friedman

Nasce nel 1980 a Reggio Emilia. Crea pearljamonline.it nel 2001 e scrive la prima edizione di “Pearl Jam Evolution” nel 2009 insieme alla moglie Daria. Dal 2022, conduce due podcast: “Pearl Jam dalla A alla Z” e “Fuori Orario Not Another Podcast”. Ha collaborato con Barracuda Style, HvsR, Rolling Stone, Rockol e Il Fatto Quotidiano. Continua imperterrito a tentare di trovare “belle melodie che dicono cose terribili”.
Canzone preferita: Present Tense
Album preferito: No Code
Artisti o gruppi preferiti oltre i PJ: Tom Waits, Soundgarden, Ramones, Bruce Springsteen, IDLES, Fontaines D.C., The Murder Capital, Dead Kennedys, Mark Lanegan, Cat Power, R.E.M.