Matt Cameron: “Ogni batterista dei Pearl Jam ha portato la sua personalità”

Nella terza parte dell’intervista con Drumeo, Matt Cameron ripercorre il progetto Temple of the Dog, il primo incontro con Eddie Vedder, il suo ingresso nei Pearl Jam nel 1998 e il suo contributo a The Fixer.

Foto: Michael Ryan Kravetsky

La terza parte dell’intervista che Matt Cameron ha realizzato con Drumeo è una miniera d’oro per i fan dei Pearl Jam e dei Soundgarden.

Dopo aver già approfondito la tecnica, i primi anni e l’evoluzione artistica del batterista nelle prime due parti (ne abbiamo scritto qui), questa nuova sezione tocca corde più emotive e storiche: Cameron parla del progetto Temple of the Dog, del primo incontro con Eddie Vedder, della chiamata ricevuta dai Pearl Jam nel 1998, dei suoi predecessori alla batteria e del suo rapporto con The Fixer, uno dei pezzi a cui è più affezionato.


Temple of the Dog 

“Quel disco è semplicemente pazzesco dall’inizio alla fine”, racconta Cameron a proposito di Temple of the Dog. “È uscito davvero bene”.

Fu proprio in occasione di quel progetto che Matt incontrò per la prima volta Eddie Vedder: “Quando Eddie arrivò in città era come se ci fosse un nuovo sceriffo. Era chiaro che fosse uno tosto, aveva qualcosa di speciale”. Cameron aveva già registrato le prime demo dei futuri Pearl Jam con Stone Gossard, Jeff Ament e Mike McCready, ma Vedder non era ancora coinvolto. Quei demo furono poi spediti a Eddie, che scrisse i testi su quelle basi. Pochi mesi dopo, i due si trovarono fianco a fianco in studio per il disco tributo ad Andrew Wood, cantante dei Mother Love Bone scomparso prematuramente.

Tra i momenti più emozionanti dell’intervista c’è la performance di Wooden Jesus, uno dei brani più spirituali dell’album omonimo dei Temple. Cameron spiega la costruzione del groove: “Stavo cercando di dare un senso melodico all’uso dei tom, pensando in termini di note – medio, basso, alto – e provando a inserirle nel riff”. Un groove pensato in 6/8 che strizza l’occhio a Steve Gadd, con l’aggiunta di un woodblock suonato con il piede sinistro durante i tour del 2016: pura alchimia ritmica.


L’ingresso nei Pearl Jam

Un altro passaggio molto interessante dell’intervista è quando Matt parla del suo arrivo nei Pearl Jam. Dopo l’addio di Jack Irons nel 1998, fu Cameron a essere contattato per sostituirlo: “Mi chiesero di coprire il tour al posto di Jack, avevano bisogno in fretta. Credo mancassero solo tre settimane all’inizio”. Cameron accettò e in breve tempo entrò ufficialmente nella band: “Erano tutti super accoglienti. Ci conoscevamo, eravamo amici. Mi sono semplicemente inserito nel loro flusso di lavoro”.

Matt confessa però che all’inizio non fu semplice adattarsi: “Suonavo troppo veloce. Dovevo calmarmi. E dovevo anche cercare di avvicinarmi agli stili dei batteristi precedenti”. Il batterista inoltre non risparmia elogi ai suoi predecessori: “Ho dovuto cercare di suonare come Dave Abbruzzese, Dave Krusen — musicisti con stili davvero diversi — Jack Irons, cazzo, Jack ha davvero un tocco unico… È una delle cose belle dei Pearl Jam: ogni batterista ha portato la propria personalità. Il mio compito era imparare il repertorio e fare del mio meglio per permettere alla band di andare avanti e tornare in tour.”


Le affinità tra Soundgarden e Pearl Jam

Cameron ha vissuto un periodo intenso tra il 2010 e il 2017, suonando contemporaneamente con Pearl Jam e Soundgarden, fatta eccezione per alcuni momenti – come il biennio 2014 e 2015 – in cui fu temporaneamente sostituito da Matt Chamberlain: “Era bello ma durissimo. Suonare con entrambe le band richiedeva un’enorme preparazione, fisica e mentale”.

Eppure, nonostante le differenze, per Cameron le due realtà condividono molto: “Hanno entrambe una fortissima etica di gruppo. In studio o sul palco, è sempre tutto molto collaborativo”.


The Fixer

In chiusura dell’intervista, Cameron siede dietro al drum kit e suona un brano per lui molto significativo: The Fixer, tratto da Backspacer. Un brano nato dalla collaborazione con Stone Gossard: “È uno dei miei preferiti. Lo abbiamo scritto insieme nel 2009 e ancora oggi mi diverte tantissimo suonarlo”.

Nel brano, la batteria di Cameron è pulsante e spinge la canzone verso territori power pop, mantenendo però quell’impronta ritmica personale che lo contraddistingue: diretta, melodica, piena di groove.

Puoi guardare l’intervista completa a Matt Cameron proprio qui sotto.