“Penso che il pubblico non abbia idea di cosa facciano i Roadies. Che siano benedetti. Io suono solo le canzoni, loro fanno in modo che il concerto accada”.
Inizia con questa citazione di Tom Petty la nuova scommessa di Showtime, network americano che si è distinto per aver partorito alcune tra le migliori serie TV degli ultimi anni (Homeland, Dexter, Californication). A Cameron Crowe, una vita passata a seguire band on the road, firmare articoli per riviste musicali e dirigere film che hanno più che qualcosa in comune con il rock (Singles, Almost Famous, Pearl Jam Twenty), è stato affidato il compito di raccontare cosa succede dietro le quinte dei concerti che tutti noi, amanti della musica rock, continuiamo ad affollare. Perché è facile acquistare un biglietto, recarsi presso la venue, cantare le nostre canzoni preferite e, il giorno dopo, mettersi dietro una tastiera e cercare di raccontare cosa si è vissuto. Meno facile è invece piazzare una dietra l’altra, e in modo perfetto, le tante pedine che vanno a formare la complessa scacchiera della produzione di un live show, e che la maggior parte del pubblico ignora.
Complici l’apporto in produzione di mister non-ne-sbaglio-una J. J. Abrams (creatore di Lost e Alias, nonché regista dei nuovi Star Wars e Star Trek) e la consulenza di Kelly Curtis (il manager dei Pearl Jam), Roadies centra l’obiettivo proiettando lo spettatore negli aspetti più nascosti, bizzarri e imprevisti della realizzazione di un concerto rock. Come in ogni serie che si rispetti, il pilot chiaramente è funzionale, più che a presentare compiutamente la trama, a introdurre i personaggi e a delineare le storyline che si svilupperanno nei prossimi episodi. Facciamo dunque la conoscenza di Bill, il tour manager marpione (Luke Wilson), che incappa subito nel più classico dei cliché del rock ‘n’ roll portandosi a letto la figlia del gestore della venue in cui si devono esibire gli Staton-House Band, il gruppo fittizio della serie. Poi c’è Shelly (Carla Gugino), la più qualificata della stramba combriccola e che di lavoro fa la production manager, c’è Phil (un grandioso Ron White), road manager navigato che ha lavorato con gente come Lynyrd Skynyrd e Pink Floyd, e c’è il giovane Wesley (interpretato dal rapper americano Machine Gun Kelly), che è appena stato licenziato nientemeno che dai Pearl Jam.
Infine c’è lei, il personaggio probabilmente destinato a entrare nella testa degli spettatori più di tutti gli altri: Kelly Ann (una bravissima Imogen Poots), la roadie che è decisa ad abbandonare la crew per tornare a studiare cinema perché non riesce più a ‘sentire’ la musica come prima. La vera mattatrice del pilot è proprio lei, i cui ideali sono quelli nei quali i fan della musica riusciranno a identificarsi di più e la cui passione è la stessa che animava quello che è forse il più riuscito tra i personaggi ‘musicali’ nati dalla mente di Crowe, l’indimenticabile Penny Lane (Kate Hudson in Almost Famous). Kelly Ann scala alte impalcature e svolazza disinvolta in skate tra montagne di amplificatori, placca l’immancabile stalker, ammutolisce il borioso manager inglese che vorrebbe tagliare teste all’interno della crew. È lei la più pura, quella che crede nel potere della musica più di tutti, e non a caso è a lei che è affidata la scena più emozionante dell’intero pilot sulle note di Given To Fly dei Pearl Jam, ricca di suggestioni cinematografiche che richiamano alla mente altre opere dello stesso Cameron Crowe (una su tutte, Jerry Maguire).
Che non si spaventino i fan della musica che decideranno di entrare nel mondo di Roadies, questa serie non è ad uso e consumo dei music nerd più scafati come lo è stato Vinyl. Roadies – dal taglio decisamente più pop e contemporaneo della serie nata dalla mente di Scorsese & Jagger – vi farà comprendere meglio quello che può succedere prima che le luci si spengono. C’è un mondo dietro a questo Roadies che non può essere spiegato a parole e che merita di essere scoperto, e a chi segue delle band da vicino (sì, dico proprio a voi, fan dei Pearl Jam) promette di curiosare in un microcosmo frenetico e familiare fatto di spostamenti notturni in bus, band di supporto costrette a fare il soundcheck all’ultimo, pasti rubati dai buffet, abbracci collettivi, promesse infrante e mantenute. Se con Pearl Jam Twenty Crowe aveva scritto la sua personale lettera d’amore ai Pearl Jam, qui la sua attenzione è tutta per fonici, tecnici, autisti, addetti alla sicurezza, galoppini, manager e chiunque si faccia il culo nell’anonimato per consegnare al pubblico adorante il “prodotto finito” in cui tutti ci identifichiamo.
I’m still on the road
Headin’ for another joint
We always did feel the same
We just saw it from a different point of view
Tangled up in blue
Queste parole di Bob Dylan, a metà episodio, sono perfette per delineare il mood di questa nuova serie, e perfette per chiudere anche questa presentazione.
“Roadies” dal 26 giugno su Showtime

Nata nel 1980, entra nel team di pearljamonline.it nel 2007, curando in particolare la versione in inglese e la sezione testi e traduzioni. Coautrice di “Pearl Jam Evolution”, sempre alla ricerca di notizie e curiosità sulla band.
Canzone preferita: Given To Fly
Album preferito: Vitalogy
Artisti o gruppi preferiti oltre i PJ: Bruce Springsteen, U2, Mark Lanegan, Cat Power, Ramones