La traduzione in italiano della (finta) recensione sarcastica e fortemente negativa dell’album dei Citizen Dick, la band di Cliff Poncier con Jeff Ament, Stone Gossard e il batterista Eddie Vedder.
Ricordate nel film Singles – L’amore è un gioco quando i Citizen Dick leggono l’inizio della recensione del loro disco? (Sì, vero, in realtà leggono la recensione di un loro concerto ma è la traduzione italiana del film ad aver adattato quella parte).
I Citizen Dick sono una band fittizia creata da Cameron Crowe per il suo film Singles – L’amore è un gioco, formata da Cliff Poncier (nel film interpretato da Matt Dillon), Stone Gossard, Jeff Ament e dal ‘batterista’ Eddie Vedder.
A seguire la (finta) recensione del loro disco (mai esistito) intitolato Smarter Than You edito dalla casa discografica fittizia Real Clever Records. Recensione, pubblicata per la prima volta nel 2017 sul sito ufficiale di Cameron Crowe, theuncool.com, scritta dal regista ispirandosi a varie stroncature di dischi che lesse da giovane sulla rivista Creem.
CITIZEN DICK
SMARTER THAN YOU (LP)
Real Clever Records – 1992
TRACKLIST:
- Mist Of Pain
- Doghouse Blues
- Can’t Go 3 Days (w/o Drinking)
- Touch Me, I’m Dick
- Stomach Of Chaos
- Rebound
- Louder Than Larry (Steiner)
- Bust Of The Boz
Ancora una volta, quando il torbido Cliff Poncier inizia a cantare… sai già cosa ti aspetta. Un’altra dose di musica presuntuosa, tronfia e volgare da parte di un uomo che tormenta la scena locale da troppo tempo. Ti viene voglia di sperare che Cliff si trasferisca in un’altra città, tipo Minneapolis, Los Angeles o New York. Una città dove potrebbe perdersi tra la folla e non risaltare come il talento spaventosamente mediocre che è.
Mediocre? Beh, forse è un termine fin troppo generoso per il tipo di musica che la nuova band di Poncier pretende di suonare. Questo è il grunge rock di Seattle nella sua versione più prevedibile e dolorosa, nel bene e nel male. Chitarre graffianti si mescolano a voci “trattate” elettronicamente, creando un disordinato miscuglio di affettazione, esibizionismo e rumore incessante. Mark Arm probabilmente sogna di fare musica così… e poi si sveglia con sollievo. In effetti, i Citizen Dick riescono a far sembrare gruppi come Gruntruck e Sadhappy dei geni.
Solo la copertina di questo album mi fa venire voglia di pisciare sangue. C’è Poncier, le braccia spalancate come un Messia rognoso, che supplica di essere apprezzato. Ricordo quando Poncier incontrò mia sorella una sera al Central. Le lasciò messaggi vocali sulla segreteria telefonica per un mese intero, pieni di desiderio, noia e semi-porno romanticismo da quattro soldi. E mia sorella non è neanche carina. Ti fa riflettere su Poncier… e mi fa riflettere su me stesso. Su come sono finito a scrivere la recensione musicale di un pallone gonfiato immaturo e viscido con una parrucca finta al posto dei capelli.
E questo è il mio lato gentile.
Questa musica mi fa stare male. Questa musica mi annoia. Questa musica mi fa… alzare, camminare e riflettere sulla situazione dell’industria petrolifera in questo paese, perché il fatto che il vinile venga sprecato per stampare la nuova offerta sonora di quel cazzone è un crimine. Cliff Poncier è uno pure uno spreco di carta. La copertina, disegnata da Poncier, celebra tutto ciò che è Cliff. Il che significa che fa schifo.
Mi ricordo della sua vecchia band, la poser-band Poncier. Una volta andai a vedere Iggy Pop al Paramount e, in qualche modo, erano riusciti a farsi inserire nel concerto. Suonarono tre canzoni nella stessa tonalità, con Cliff che stava lì davanti con i jeans strappati, ripetendo la stessa cosa tra un verso e l’altro: Amatemi.
Cliff, se stai leggendo questa recensione… fermati subito e realizza una cosa: non hai talento, e questa è una pessima recensione. Oops. Fanno due cose.
Poi c’è la musica, il vero capolavoro di questa merda in formato LP. Si comincia con Mist of Pain, una canzone che mi ricorda la patina sudaticcia che mi ricopre in questo momento. Leggi questo testo:
Senti la pioggia
Scava il mio dolore
Piangi
Piangi
Piangi per me
Nebbia di dolore
Il suono è un’esplosione monotona di melma rumorosa. E si passa direttamente alla successiva canzone di merda. Si chiama Stomach of Chaos, una canzone durante la quale Poncier pare abbia vomitato nel bel mezzo della registrazione. Il suono è stato mantenuto nella traccia e rappresenta il momento più autentico della carriera di Poncier. Persino lui non riesce a sopportare di stare troppo vicino a sé stesso. Da qualche parte, nel mondo, qualcosa funziona ancora nel modo giusto.
Ma non lo diresti ascoltando Doghouse Blues, la chiusura degli schifosi (ma per fortuna brevi) concerti della band. Una volta vidi Poncier cenare al Doghouse. Stava mangiando un toast al formaggio, e non sono più riuscito a mangiarne uno da allora.
Louder Than Larry (Steiner) è la prossima traccia e, da amico di Larry Steiner, so per certo che gli hanno fregato la migliore attrezzatura e non gliel’hanno mai restituita dalla notte del benefit per Eric Johnson. Inoltre, Poncier sta diffondendo la voce che Steiner prenda un sacco di acido, cosa che non è vera per Steiner, ma è sicuramente vera su Cliff… o almeno su sua madre, per aver generato un simile disastro umano.
Questa recensione sta iniziando a piacermi.
Touch Me I’m Dick è un tentativo di umorismo alla Seattle, che però non fa ridere.
Rebound è la stessa identica canzone che Poncier cerca di rifilarci da anni. L’ha suonata quando stava con la Roger Fisher Band, e ora la rifila su questo disco. Se dubiti che la lingua inglese stia andando a rotoli, dai un’occhiata a questi versi:
Ho scritto questa canzone
La notte in cui me l’hai succhiato
Che gran verso
È mio
Non so niente dell’amore
Acchiappami
Acchiappami
Acchiappami sul
Rimbalzo
Can’t Go Three Days (w/o Drinking) rimarrà nei miei ricordi come la peggiore registrazione spoken-word della storia. Ascoltare Cliff Poncier recitare la propria poesia, senza accompagnamento musicale, è la cosa peggiore che si possa imprimere nella memoria. Distrugge i neuroni che conservano il ricordo di questa esperienza. È così brutta.
Bust of the Boz è una di quelle canzoni “scherzo” che prende in giro Brian Bosworth, ma almeno Bosworth ha fatto qualcosa di utile per questa città… qualcosa che Cliff Poncier non riesce proprio a fare: andarsene.
Cliff Poncier non sarà mai niente più che una nullità in una scena musicale che non l’ha mai generato e mai gli darà un posto. Canta di donne, di sé stesso e di sé stesso con le donne… e io non ne voglio più sapere. Basta. Questa è l’ultima volta che scriviamo di lui. È così ridicolmente, colossale, impudentemente terribile che non voglio mai più dire o scrivere il suo nome. Lasciamo che sia l’ultima volta che qualcuno debba avere a che fare con questa musica o con questo individuo.
A parte questo, nel disco, è stato abilmente supportato da Stone, Jeff e dal batterista Eddie Vedder.
— Mike Vinson
CITIZEN DICK RISES AGAIN
Il 22 aprile 2015, in occasione del Record Store Day, Touch Me I’m Dick dei Citizen Dick viene pubblicato ufficialmente per la prima volta in formato vinile 7″. La canzone, resa celebre dal film Singles – L’amore è un gioco di Cameron Crowe, è interpretata dalla band fittizia Citizen Dick, con Matt Dillon nel ruolo del cantante Cliff Poncier. Dietro gli strumenti, però, ci sono i veri membri dei Pearl Jam: Eddie Vedder, Stone Gossard, Jeff Ament, Mike McCready e Dave Krusen.
Il brano è un’irriverente parodia del classico Touch Me I’m Sick dei Mudhoney, con un testo volutamente autoironico. Il singolo pubblicato per il Record Store Day contiene sul lato B un’incisione speciale con un messaggio di Cliff Poncier. Stampato in edizione limitata, il vinile diventa rapidamente un pezzo da collezione per i fan della band e del film.
Questa uscita celebra non solo Singles, pellicola simbolo della scena grunge, ma anche il forte legame tra il film di Crowe e i Pearl Jam, che nel 1992 erano all’inizio della loro straordinaria carriera.

Nasce nel 1980 a Reggio Emilia. Crea pearljamonline.it nel 2001 e scrive la prima edizione di “Pearl Jam Evolution” nel 2009 insieme alla moglie Daria. Dal 2022, conduce due podcast: “Pearl Jam dalla A alla Z” e “Fuori Orario Not Another Podcast”. Ha collaborato con Barracuda Style, HvsR, Rolling Stone, Rockol e Il Fatto Quotidiano. Continua imperterrito a tentare di trovare “belle melodie che dicono cose terribili”.
Canzone preferita: Present Tense
Album preferito: No Code
Artisti o gruppi preferiti oltre i PJ: Tom Waits, Soundgarden, Ramones, Bruce Springsteen, IDLES, Fontaines D.C., The Murder Capital, Dead Kennedys, Mark Lanegan, Cat Power, R.E.M.