Eddie Vedder si schiera con Springsteen dopo l’attacco di Trump al Boss

Durante il concerto finale del Dark Matter Tour a Pittsburgh, il cantante dei Pearl Jam difende Bruce Springsteen dalle minacce del presidente: “La libertà di parola non si tocca. La musica non ha paura”.

Foto: Patrick Bell

In un momento in cui la musica e la politica si intrecciano più che mai, Eddie Vedder dei Pearl Jam ha preso posizione pubblicamente a fianco di Bruce Springsteen, dopo che quest’ultimo è finito nel mirino del presidente Donald Trump per alcune dichiarazioni rilasciate durante il debutto del suo nuovo tour Land of Hope and Dreams, a Manchester, nel Regno Unito.

Springsteen, da sempre schietto nelle sue posizioni politiche, aveva accusato Trump di aver “tradito i lavoratori americani, diffuso odio e divisione, e svenduto l’anima della nazione per il proprio tornaconto personale“. Parole forti, accolte con applausi dal pubblico britannico, ma che hanno scatenato la furia del presidente, il quale ha risposto su Truth Social accusando il Boss di “essere un artista decadente e fuori contatto con il vero spirito americano“.

Pochi giorni dopo, durante il concerto finale del Dark Matter Tour dei Pearl Jam al PPG Paints Arena di Pittsburgh, Pennsylvania, il 18 maggio 2025, Eddie Vedder ha rotto il silenzio con un appassionato intervento in difesa del Boss. Eddie ha dichiarato: “(Trump) non aveva nulla a che vedere con i problemi reali. Non si è parlato di nessuno di quei temi, non c’è stata una conversazione su quei temi. Non c’è stato alcun dibattito su uno solo di quei temi. Tutto ciò che abbiamo sentito sono stati attacchi personali e minacce, come a dire che nessun altro dovrebbe usare il proprio microfono o la propria voce in pubblico, altrimenti verrà messo a tacere.”

Ha proseguito sottolineando: “Questo non è consentito in questo paese che chiamiamo America. Parte della libertà di espressione è il dibattito aperto. Parte della democrazia è il sano confronto pubblico. Gli insulti personali sono al di sotto di noi. Bruce è sempre stato profondamente americano nei suoi valori, nella libertà, nella giustizia: è sempre stato integro. E lo sto dicendo ora per essere sicuro che questa libertà di parola esisterà ancora quando tra uno o due anni torneremo a parlare da questo microfono.”

Nel concerto precedente, il 16 maggio 2025, sempre a Pittsburgh, Vedder aveva reso omaggio a Springsteen eseguendo una commovente cover di My City of Ruins, sottolineando ulteriormente la sua solidarietà e ammirazione per il Boss.

Vedder ha quindi ribadito il suo impegno a difendere la libertà di espressione degli artisti, sottolineando come la musica non debba mai essere silenziata dalla politica, ma anzi, debba continuare a fungere da megafono per i diritti civili e per la democrazia.

Questo nuovo fronte sembra assumere un tono ancora più acceso in vista delle elezioni di midterm del 2026, che potrebbero ridisegnare gli equilibri al Congresso e influenzare il clima politico in vista delle presidenziali del 2028.

Anche altri artisti si sono uniti al coro di solidarietà verso Springsteen. Patti Smith ha condiviso una foto insieme a lui con la didascalia “Standing with the Boss“, mentre Neil Young – a sua volta critico feroce di Trump – ha dichiarato il suo sostegno al Boss in un post sul suo sito ufficiale, definendolo “una voce onesta in un’America sempre più confusa e manipolata dalla propaganda”.

Il mondo del rock sembra quindi ricompattarsi attorno a una figura che, a oltre 70 anni, continua a essere un simbolo di integrità artistica e impegno civile. E con Eddie Vedder in prima linea, il messaggio è chiaro: la musica non ha paura.

Non è la prima volta che Eddie Vedder e Bruce Springsteen condividono visioni, ideali e soprattutto il palco. I due hanno collaborato più volte dal vivo, tra cui durante il Vote for Change Tour del 2004, una serie di concerti organizzati da artisti americani con l’obiettivo di mobilitare gli elettori contro la rielezione di George W. Bush. Un’iniziativa collettiva, pacifica e fondata sui valori della democrazia, che mostrava come la musica potesse essere una forza propulsiva per il cambiamento.

Eppure, nemmeno allora – in un clima politico già teso – nessun presidente degli Stati Uniti si era mai sognato di attaccare in modo così diretto e disgustoso un artista per aver espresso la propria opinione. L’uscita di Trump rappresenta un pericoloso precedente, e rende ancora più importante il gesto di Vedder: un richiamo al coraggio, alla dignità, e alla difesa di un principio tanto semplice quanto fondamentale – quello della libertà di parola.