Il tour italiano di Eddie Vedder è alle porte. La prima data al Firenze Rocks e poi una doppia nella magica cornice del Teatro Antico di Taormina che chiuderà il tour europeo. L’ospite speciale di tutto il tour è Glen Hansard, cantautore irlandese che si divide tra la sua carriera solista e il suo lavoro come frontman dei Frames e degli Swell Season.
Ma cosa avranno mai in comune il cantante di una delle più importanti band del panorama rock e un ragazzone dai capelli rossi che ha iniziato a fare musica come busker per le strade di Dublino? Molti non lo sanno, ma il loro rapporto di amicizia e di collaborazione artistica è nato da una tragedia. Nel 2010, durante un concerto degli Swell Season in California, un uomo si toglie la vita gettandosi sul palco e cadendo praticamente ai piedi di Glen Hansard. Vedder sa bene cosa significhi entrare in contatto diretto con la morte su un palco e sa ancora meglio quanto abbia significato per lui dieci anni prima avere il supporto e la vicinanza dei colleghi, quindi decide di mettersi subito in contatto con lui.
Glen ricorda: «Quella notte è stato tutto molto pesante e il giorno dopo ho ricevuto una telefonata – “Ciao Glen, sono Eddie Vedder, canto in una band chiamata Pearl Jam, voglio solo sentire come stai”. Per me quella chiamata ha significato tantissimo. Mi ha parlato di Roskilde *, di com’era stato male per mesi dopo quella tragedia. Abbiamo parlato per oltre un’ora. Era come se una strana benedizione stesse nascendo da una simile tragedia, e dopo quel giorno mi ha chiamato ogni giorno per quattro giorni di fila, solo per sentire come stavo e passare un po’ di tempo al telefono con me».
Un paio di mesi dopo Hansard è di passaggio a Seattle con i suoi Swell Season e ha l’opportunità di incontrare Eddie di persona. I due passano alcuni giorni insieme, sfruttando l’occasione per incidere in studio il duetto di “Sleepless Nights”, che verrà inclusa in “Ukulele Songs”. L’invito a seguirlo come spalla per il tour è solo il passo successivo.
A settembre 2011 i due si trovano a calcare di nuovo lo stesso palco durante le celebrazioni dei vent’anni dei Pearl Jam che si tengono ad Alpine Valley, vicino a Chicago. Prima incantano i presenti con una struggente versione di “Falling Slowly” – brano che frutta al cantautore irlandese un premio Oscar nel 2007 – poi Glen duetta con Eddie su “Smile” durante il set dei Pearl Jam e partecipa come corista alla reunion dei Temple of the Dog. In seguito si recano anche in studio con Jack Clemons della E Street Band per incidere una cover di “Drive All Night”, suggellando definitivamente il rapporto di reciproca stima. Sei anni dopo il primo tour insieme, Glen è ancora lì, pronto ad accompagnare Eddie in capo al mondo.
Dopo tanti anni passati on the road insieme, Eddie e Glen oltre che amici sembrano essere diventati anime gemelle, e le loro performance dal vivo a Firenze e a Taormina ne saranno la conferma. Proprio come dice Bruce Springsteen in “Blood Brothers”: “We got our own roads to ride and chances we gotta take, we stood side by side each one fightin’ for the other, we said until we died we’d always be blood brothers”.
Testo tratto da “Pearl Jam Evolution” (YouCanPrint, 2016)
* Il 30 giugno 2000, durante il concerto dei Pearl Jam al festival di Roskilde in Danimarca, nove fan della band persero la vita per una tragica fatalità.

Nasce nel 1980 a Reggio Emilia. Crea pearljamonline.it nel 2001 e scrive la prima edizione di “Pearl Jam Evolution” nel 2009 insieme alla moglie Daria. Dal 2022, conduce due podcast: “Pearl Jam dalla A alla Z” e “Fuori Orario Not Another Podcast”. Ha collaborato con Barracuda Style, HvsR, Rolling Stone, Rockol e Il Fatto Quotidiano. Continua imperterrito a tentare di trovare “belle melodie che dicono cose terribili”.
Canzone preferita: Present Tense
Album preferito: No Code
Artisti o gruppi preferiti oltre i PJ: Tom Waits, Soundgarden, Ramones, Bruce Springsteen, IDLES, Fontaines D.C., The Murder Capital, Dead Kennedys, Mark Lanegan, Cat Power, R.E.M.