Chris Cornell, The Man of Golden Words

Foto: Henry Ruggeri

Cercare di includere, in una playlist della durata di poco più di un’ora, il meglio dell’artista Chris Cornell è impresa ardua, resa ancora più difficile dalle tante sfaccettature che hanno caratterizzato la sua carriera durata più di trent’anni. Ho selezionato quindici canzoni che abbracciano praticamente tutta la sua produzione, cercando di svincolarci dai suoi brani più conosciuti. Dalla potenza dei Soundgarden e degli Audioslave fino ai momenti più alti della sua carriera solista, per ricordare una delle migliori voci della nostra generazione, se non la migliore.


AUDIOSLAVE – What You Are

“What You Are”, tratta dal primo disco degli Audioslave, rappresenta il meglio dell’impatto aggressivo che il combo voluto da Rick Rubin e nato dall’unione tra la potenza dei Rage Against The Machine e la voce di Cornell ha saputo sprigionare nell’arco della sua breve vita.

TEMPLE OF THE DOG – Say Hello 2 Heaven

Probabilmente il vertice assoluto dell’intera carriera di Cornell è stato raggiunto con le tracce contenute nel disco dei Temple of the Dog, band on/off nata dall’unione dei futuri membri dei Pearl Jam insieme a Chris e Matt Cameron dei Soundgarden come tributo all’amico scomparso Andy Wood, voce dei Mother Love Bone. “Say Hello 2 Heaven”, la lettera d’addio in musica a Wood, è il momento più alto dell’album e, probabilmente, la canzone più emozionante di sempre scritta da Cornell.

PEARL JAM & CHRIS CORNELL – Stardog Champion

Nel 2011 i Pearl Jam festeggiarono i loro vent’anni con un festival di due giorni non lontano da Chicago. Durante la prima serata, Chris Cornell li raggiunse sul palco e cantò insieme alla band – per l’unica volta nella sua carriera – una riuscita cover di “Stardog Champion” dei Mother Love Bone, andando a chiudere un cerchio aperto due decadi prima.

SOUNDGARDEN – Mind Riot

Uno dei testi più toccanti composti da Chris, relegata nel secondo lato dello storico “Badmotorfinger”. Una canzone poco conosciuta, rimasta schiacciata dai pesi massimi del disco come “Rusty Cage”, “Outshined” e “Jesus Christ Pose”. Un testo evocativo ed emozionante, che può essere considerato l’ultimo tributo all’amico Andy Wood.

SOUNDGARDEN – Zero Chance

Una ballata elettrica, malinconica quanto basta, composta da Cornell insieme al bassista dei Soundgarden Ben Shepherd e inclusa in quel piccolo gioiello di “Down on the Upside”. Alla luce degli ultimi tragici avvenimenti – il suicidio di Cornell lo scorso 18 maggio a Detroit – i versi “Born without a friend and bound to die alone” acquistano, se possibile, una luce ancora più cupa.

SOUNDGARDEN – Black Hole Sun

Prima dicevamo che questa playlist si sarebbe svincolata dalle canzoni più conosciute scritte da Cornell per cercare di dare un ritratto diverso dell’artista. Con “Black Hole Sun”, nonostante l’attuale sovraesposizione mediatica, facciamo un’eccezione perché, cosa rara nel mondo del rock, la canzone più conosciuta di Chris è anche una delle sue migliori composizioni di sempre.

CHRIS CORNELL – Sunshower

La prima canzone pubblicata da Cornell in veste solista dopo lo split dei Soundgarden, avvenuto esattamente vent’anni fa. A Firenze, nel 2012, Chris la introdusse scherzosamente così: “Anche in pessimi film ci possono essere buone canzoni”. Il film in cui fu inclusa era davvero pessimo (il pasticciato “Great Expectations”), ma “Sunshower” rimane la migliore composizione mai scritta in solista dal cantante di Seattle.

SOUNDGARDEN – Ty Cobb

La canzone più aggressiva mai incisa da Cornell. Chris qui non canta, urla, su un tappeto musicale che richiama tanto i Motörhead quanto certo hardcore punk californiano dei primi anni ottanta. Ty Cobb, un giocatore di baseballl noto per il suo carattere violento, è proprio colui che dà il titolo a quest’aggressiva canzone.

SOUNDGARDEN – Like Suicide (Acoustic Version)

Se “Black Hole Sun” potrebbe essere considerata la “Stairway to Heaven” dei Soundgarden, “Like Suicide” allora sarebbe probabilmente la loro “Kashmir”. Questa versione acustica, incisa dal solo Cornell, esalta gli aspetti più drammatici del brano, offrendo all’ascoltatore uno sguardo sul lato più oscuro dell’anima del cantante.

SOUNDGARDEN – Fell On Black Days

Il miglior mid-tempo dei Soundgarden. Una canzone cupa, dal passo incessante, pubblicata solo un mese prima della morte di Kurt Cobain, e che grazie alle parole disperate di Cornell riesce a cogliere gli umori di un’intera generazione.

CHRIS CORNELL – Seasons

Canzone acustica scritta da Cornell e destinata alla colonna sonora del film cult di Cameron Crowe, “Singles”. La traccia nacque come uno scherzo a partire dai titoli inventati da Jeff Ament per la band fittizia della pellicola, i Citizen Dick, per i quali Chris scrisse delle vere e proprie canzoni. “Seasons” fu solo la prima di un lotto di brani che Cornell compose per quell’occasione, che sono stati recentemente inclusi nella versione deluxe della soundtrack della pellicola e sono noti anche come “Poncier CD”.

CHRIS CORNELL – Wave Goodbye

Un estratto dal primo disco di Chris, il sottovalutato “Euphoria Morning”, pubblicato nel 1999. “Wave Goodbye” è la lettera d’addio a un caro amico del cantante, il compianto Jeff Buckley, morto due anni prima.

CHRIS CORNELL – The Promise

Sentire l’ultima canzone incisa in studio da Cornell fa un certo effetto adesso. Impreziosita da una sezione d’archi e destinata alla colonna sonora del film “The Promise”, fa emozionare e commuovere.

SOUNDGARDEN – Beyond The Wheel

La miglior performance vocale di sempre di Chris, inclusa nel debutto della band, “Ultramega Ok”. Recentemente è uscita una nuova versione del disco remixata da Jack Endino, che mette ancora più in risalto – ammesso che ce ne fosse bisogno – le doti canore di Cornell.

SOUNDGARDEN – Boot Camp

Chiudiamo con la crepuscolare “Boot Camp”, l’ultima canzone di “Down on the Upside”, e con i suoi ultimi, drammatici versi: “There must be something else, there must be something good, far away”. Serve forse aggiungere altro?