Intervista a Mike McCready
di Gary Fraff
UPI | 13 Novembre 2002

Grazie mille ad Alvaro

Mike McCready dei Pearl Jam afferma che anche dopo 12 anni e 8 album che hanno venduto un milione di copie o più, non dà mai per scontato lo status di gruppo di Seattle.

“La mia mente ha sempre lavorato con questo gruppo come se fosse qualcosa da inquadrare oltre il domani,” dice il trentaseienne McCready. Fondatore del quintetto nel 1990 e testimone della sua sopravvivenza alla successione di batteristi e, ancora più importante, al tipo di clamore mostruoso che ha seppellito molte altre band.

“Quando ci prendiamo una pausa davvero lunga, divento nervoso,” aggiunge McCready al telefono dalla sua casa nel sud della California. “C’è una sorta di nebbia sul fatto che ci si ritrovi. Di solito sento nel mio cuore che succederà, ma qualche volta ho dei dubbi.”

“Normalmente tendiamo a stare per conto nostro quando non siamo in tour. Ma ogni tanto chiamo gli altri solo per dire ‘Hey, come va?,’ oppure il nostro manager solo per sapere cosa succede – è una cosa che semplicemente mi fa sentire che siamo ancora insieme.”

Finora, McCready non ha mai dovuto preoccuparsi. “Riot Act”, recentemente pubblicato, è il settimo album da studio dei Pearl Jam e non rivela solo una band in saluta, in forma smagliante, ma dimostra anche la loro apertura a nuove forme creative. L’album ha tra le novità anche il nuovo produttore Adam Kasper – presentato al gruppo dal batterista Matt Cameron – sebbene il compagno di lunga data Brendan O’Brien abbia partecipato al missaggio. Inoltre viene inserito anche il tastierista Boom, che aggiunge nuovi tessuti musicali al suono dei Pearl Jam.

“Quando ci siamo ritrovati, non ci vedevamo da un po’, questo ha reso le cose più fresche,” dice McCready. “Volevamo un sound in qualche modo più aperto; credo che questo sia venuto fuori con la tranquillità derivante dalla conoscenza reciproca acquisita durante gli ultimi 12 anni. Siamo molto più a nostro agio di quanto non fossimo agli inizi. Vogliamo estendere i confini, musicalmente, arrivare al risultato da una direzione diversa.”

L’ex Soundgarden Cameron – che si è unito ai Pearl Jam nel 1998 a ha partecipato alla composizione di 3 brani su “Riot Act,” incluso il primo singolo “I Am Mine” – aggiunge: “Credo di poter dire che la maturità è connaturata in questo gruppo. Hai sicurezza nelle tue capacità di comporre canzoni e miri all’essenziale – chitarra, basso, batteria e voci. Queste sono le cose essenziali che devi mettere a posto prima di andare oltre. Questo è un buon esempio di un gruppo che ha fissato quella regola d’oro e sta davvero crescendo da lì in poi.”

McCready afferma che la band è stata particolarmente stimolata su “Riot Act” dal frontman e autore dei testi Eddie Vedder, punto d’attenzione, sebbene controvoglia, dei Pearl Jam. “Non l’ho mai visto così entusiasta,” sottolinea il chitarrista. “Faceva su e giù dalle scale scrivendo testi per tutto il tempo, nelle stesse situazioni in cui nel passato, qualche volta, aveva avuto una specie di blocco mentale a metà dell’opera. Questa volta ha portato a termine il tutto senza una pausa. Era davvero motivato, e questo ha finito per farci sentire tutti come lui.”

I Pearl Jam, ovviamente, non sono mai completamente liberi dalle aspettative provocate dal loro iniziale successo. Il loro album di debutto del 1992, “Ten”, ha venduto più di 10 milioni di copie, al tempo stesso successi come “Alive”,”Jeremy”,”Black” e “Daughter” hanno confermato il gruppo – insieme ai loro compagni di Seattle Nirvana – come una delle voci della loro generazione. Questo ha distolto i musicisti da pensieri più semplici – in particolar modo Vedder. Gran parte dell’ultimo decennio – inclusa la brutta battaglia con la potentissima organizzazione Ticketmaster, che precluse la possibilità ai Pearl Jam di fare concerti – è stata è stato speso per tenere i piedi per terra.
“Quando ero nei Soundgarden, guardavamo questi ragazzi diventare giganteschi davanti ai nostri occhi,” ricorda il trentanovenne Cameron al telefono da Seattle. “Era un trip… e noi capimmo che avrebbero dovuto rallentare un po’. È per questo che sono ancora qui.”

I Pearl Jam hanno programmato delle apparizioni al “Late Night Show with David Letterman” nei giorni di giovedì e venerdì 14 e 15 novembre e un concerto di beneficenza per 4 organizzazioni l’8 dicembre a Seattle. Il gruppo si metterà in viaggio sul serio a partire dall’8 febbraio in Australia, per tornare nel nord America in primavera ed estate.
Per quel momento i Pearl Jam hanno deciso di pubblicare una raccolta di B-sides e rarità che includerà le canzoni mai apparse sugli album e altre che non sono mai state registrate. Ma a differenza della sorprendente decisione di produrre 72 dischi dal vivo del loro tour del 2000 che ha riscosso un grande successo, non è stato ancora deciso se verrà fatto lo stesso con il prossimo tour. McCready, nel frattempo, dice che al di là dell’abitudine probabilmente si preoccuperà del futuro del gruppo quando il tour starà per finire.
Ma aggiunge che le cose ora vanno bene come sempre. “C’è solo un nuovo sentimento al riguardo ora,” dice. “Penso che abbiamo raggiunto un livello tipo: hey, abbiamo compiuto 10 anni e stiamo ancora in giro, siamo ancora amici e ancora ci piace scherzare tra di noi. Credo che apprezziamo quello che abbiamo e lavoriamo per mantenerlo.”


Intervista a Mike McCready
Radio WMMR | 26 Novembre 2002

Grazie a Revillusion per la traduzione

Musica trasmessa durante l’intervista: “I Am Mine”, “Save You”, “Bu$hleaguer” e “Baba O Riley” dal Bootleg #46 (Philadelphia 2000)

Pierre Robert: “È la WMMR di Philadelphia, in linea con noi c’è Mike Mcready”
Mike: Salve
PR: Salve Mike
M: Come va?
PR: Bene grazie
M: Bene
PR: Quante ancora ne devi fare di queste (interviste-ndt) oggi?
M: Sembra ne debba fare un mucchio oggi.
PR: Oh, ok. Stai iniziando con me?
M: Sei il primo, quindi sono fresco e sveglio adesso, quindi si spera che sarò in qualche modo coerente.
PR: Bene. Mike, avete fatto un paio di apparizioni al Letterman la scorsa settimana, e ho trovato abbastanza interessante quando ti guardava. C’era una specie di gioco fra di voi quando ti ha detto “Hai dormito abbastanza?”?
M: Già (ride)
PR: Quando, in realtà, gli show sono stati girati lo stesso giorno, non so se vi siete cambiati i vestiti per il secondo o… (ride)
M: Mi sono solo tolto la giacca (Pierre ride) e sono stato sorpreso lo stesso quando mi si è avvicinato per dirmelo. E poi ovviamente non l’avevo capita. Ho riso perché era David Letterman, sai…
PR: Certo! (ride)
M: Poi ci ho pensato circa 5 minuti più tardi. Mi sono detto “Ah, certo, non siamo tornati il giorno dopo”. E quindi… sapevo che le avevamo fatte tutte e due lo stesso giorno, ma è stato così. È così Letterman, dovevo iniziare a ridere.
PR: Bene. E non è nemmeno noto per scherzare con i propri ospiti.
M: Non molto, si avvicina e ti dice “Ciao”, ti dà la mano e tutte queste cose, ma finisce tutto lì, e… oh, sostanzialmente è buono con noi. Voglio dire, si prende cura di noi e tutto. E noi eravamo lieti di suonare ancora.
PR: Siete stati più accessibili per la stampa con l’uscita di questo album. Sta andando bene? Ero curioso di sapere perché vi siete tirati indietro da un sacco di copertura stampa negli anni passati.
M: Beh, in passato…quando tutto sembrava denigrarti/farti arrabbiare, negli anni novanta… e cose di questo tipo, cercavamo di tirarci indietro e di mettere un po’ in ordine le nostre vite private. Specialmente Eddie, su questo punto, e ciò fu un grande incentivo a tirarsi indietro e non fare quel tipo di cose. Ora sembra che ci troviamo più a nostro agio con il punto in cui siamo delle nostre carriere. Sai, siamo stati in giro per 10 anni e ci sentiamo fieri di quest’album, quindi facciamo un po’ di promozione. E la mia idea è stata “Hey, se facessimo tipo un decimo di ciò che gli U2 hanno fatto per il loro ultimo album, sai (ride), una stampa saggia o qualcosa di questo tipo, allora credo sia una cosa positiva”. Sembra quasi di trovarsi in uno stato migliore ora, non così folle come quando eravamo in quel periodo dove tutto ci faceva stare male.
PR: Stiamo parlando con Mike McCready dei PJ su WMMR, 93.3
M: Yep!
PR: E, voglio farti delle domande su alcune canzoni dell’album. Non abbiamo molto tempo, ma hai detto che “Ghost” è una canzone divertente da suonare.
M: Si, è un pezzo rock ed è divertente. Matt entra proprio in quella canzone. Ed è proprio una bella canzone da suonare insieme e per le jam. È grande perché Matt Cameron si è integrato nella band rispetto al passato, e questa è una bella cosa. Sai, avere il suo input qui rende la rock band un po’ più dura, credo.
PR: Hai anche detto “Save you”, ovviamente è una canzone che comincia con un riff di chitarra che hai creato tu…
M: Sì
PR: … e sembra una specie di germoglio nell’intera canzone, e sono curioso di sapere quale processo c’è stato nell’improvvisare un po’ e poi, all’improvviso, vedere sbocciare in una canzone intera.
M: Beh, questo è ciò che è successo. Ero seduto con Stone, e avevo due idee, e su un’idea ci stavo lavorando veramente tanto e pensavo che fosse assolutamente grande e l’ho suonata per lui, che mi fa “Bene, questa non… questa è ok. Hai qualcos’altro?” (ride, Pierre ride). E così, l’altra cosa che avevo in testa era il riff di “Save you”, e mi fa “Oh, questa è forte”. Sai, stavo lavorando molto per suonare quest’altra canzone, ma nessuno sembrava esserne molto eccitato… mentre lo erano per il riff di “Save you”. E’ qualcosa con cui sono andato avanti, io vivo in California, sono andato lì con il riff, e poi io e Stone lo abbiamo provato e riprovato in studio prima di entrarci, e… ha una bella energia. Ed è stato più la sua eccitazione per il riff che l’ha fatta diventare una canzone.
PR: Ah. Sono curioso se l’altra potesse essere “Down”, visto che è diventata una b-side.
M: No, l’altra non era “Down”, ma “Down” era… ”Down” è sì diventata una b-side, ed è una di quelle che è arrivata verso la fine della session, e dopo aver ascoltato tutte le canzoni insieme, ho sentito che “Down” non lo era… solo non si amalgamava in qualche modo con le altre canzoni. Non aveva lo stesso feeling che avevano le altre, così l’abbiamo relegata a b-side. Voglio dire, mi piace ancora, ma io non… non aveva… non suonava bene quando ascoltavamo tutte le altre canzoni in ordine.
PR: Canzoni che sono quasi come figli tuoi, che hai difficoltà a far andare via?
M: Sicuramente.
PR: Sì, ci scommetto.
M: Sì. Voglio dire… è qualcosa di egoistico, anche. Speri sempre nel meglio, e poi se… una volta che entra in questa specie di ruota della fortuna o sfortuna, o quello che è, dei Pearl Jam, dove su ci sono i 5 ragazzi e le loro opinioni… ho solo dovuto accettare il fatto che qualcosa non è andato. E questo succede con le canzoni di tutti, sai? Così, ho tentato di non avere aspettative troppo grandi. Sono lieto che comunque sia venuta fuori.
PR: Sì, è bello che sia uscita per i fans. Per quanto riguarda le canzoni, “Bushleaguer” è destinata ad essere una delle mie preferite, non essendo un grande fan di George W.
M: Ah ah
PR: È una sorta di, la sua misteriosità che è una sorta di parlato in cui tutto poi confluisce. Sei d’accordo con la filosofia politica di Eddie, ossia essere stato un fan di Nader e questo tipo di cose?
M: Sono stato dietro a Nader per un po’, ma sono… la mia politica, cerco di tenerla separata dalla band, perché è… ogni volta che diventi troppo politico in una band, credo che suoni troppo moraleggiante, e… può essere… solo che… non funziona – per me. E mi fanno cadere le braccia le band che lo fanno. Sebbene, sai, con “Bushleaguer”, penso sia abbastanza divertente, ci sono delle cose divertenti, così quando è intinta di humor mi piace. Ma se ce l’hai completamente in gola, del tipo, “io odio questo”, “io odio questo candidato”, o qualsiasi cosa, allora è… è come dire alle persone cosa pensare, e io non voglio… io rifuggo immediatamente da tutto ciò. Ci sono alcune band politiche come i Clash e altri che si sono comportati bene in passato, e io guardo con ammirazione questo, ma penso che bisogna avere senso dell’umorismo, e credo che “Bushleaguer” ne abbia.
PR: Pensi che abbiate, o per lo meno che Eddie abbia occasionalmente alienato potenziali fans essendo così schietto com’è?
M: Non lo so proprio. Potrebbe… credo che abbiamo alienato i fans nel modo in cui… quando abbiamo provato a tener testa alla Ticketmaster in passato, credo che causò un bel po’ di confusione su come prendere i biglietti, e abbiamo dovuto suonare in alcuni luoghi differenti, e ora stiamo di nuovo lavorando con loro, ma questo è stato uno dei fatti che so che ha alienato i fans, qualcosa del tipo “Hey, vogliamo venire a vedervi, non vogliamo dover saltare attraverso tutti questi cerchi per vedervi, sai, in qualche sorta di luogo più schifoso”, e cose del genere, così… credo che questo sia quando li abbiamo alienati. Le sue opinioni politiche… non sono sicuro, non potrei dirtele.
PR: E poi, entrambe sono in un certo qual modo motivate da una sorta di nobili interessi. È il diavolo nei dettagli, credo.
M: Sì. Penso che ogni volta che provi ad affrontare una grande coprorazione che vale miliardi di dollari, è molto difficile in realtà vincere quel tipo di situazioni, altre biglietterie vennero fuori all’improvviso, e le persone ne furono messe al corrente, e questo è tutto ciò in cui possiamo sperare. Siamo quasi stanchi di lottare per tutto questo, e vogliamo solo uscire fuori e suonare anche adesso… intendo dire che supportiamo ancora molte cause, ma le manteniamo un po’ più tranquille.
PR: Parliamo con Mike McCready qui alla WMMR. L’album è dedicato a Ray Brown e Dee Dee Ramone e anche a John Entwistle.
M: Mmhm.
PR: Non conosco molto di Ray Brown, devo confessarlo, ma Entwistle e Dee Dee Ramone sono figure leggendarie, che abbiamo entrambi perso quest’anno, e in particolare gli Who hanno avuto un forte legame con i Pearl Jam negli anni, giusto?
M: Sì. Amo gli Who, tutti nella band li amano e specialmente Eddie. Gli Who hannoa vuto una grossa influenza nella sua crescita. E poi Ray Brown… non sono veramente… sono nella tua stessa situazione, non lo so, penso sia un bassista jazz.
PR: Ok.
M: … e dovrei sapere queste cose (ride, Pierre ride). Ma, sicuramente, conosco gli altri due, e sì, gli Who hanno avuto un’influenza molto pesante sulla crescita di Eddie e su quella di tutti noi. Ricordo di averli visti a Wodstock quando ero un ragazzino e proprio la loro forza e la loro intensità e i testi delle loro canzoni, e John Entwistle era parte di tutto ciò… quindi è stata una grande perdita quando è morto e sicuramente anche Dee Dee perché so che Jeff era pazzo di Dee Dee… ha avuto una grande influenza su Jeff agli inizi.
PR: Riguardo il tuo modo di suonare, Mike, hai detto che suoni sempre a orecchio, che non sei tecnicamente esperto. Pensi ancora che sia un giudizio corretto del tuo modo di suonare?
M: Sì, la penso così, penso di aver imparato presto, ho preso lezioni presto, quando avevo circa 10 o 11 anni, e allora ho imparato qualcosa di tecnico, ma poi mi sono fermato, volevo imparare qualche canzone tipo dei Kiss e degli Aerosmith e ho imparato suonando dietro ai dischi… sai, suonando un disco degli Aerosmith o uno degli AC/DC, proprio un gran modo di imparare la chitarra e poi suonare in una band per sempre, solo imparando da altri musicisti e ascoltando, e questo è quello che faccio ancora adesso. Se cercassi di diventare troppo tecnico, non suonerebbe bene, così cerco di essere il più possibile orientato al sentimento.
PR: Hai ancora il tuo Scottie, Maggie?
M: Ah, veramente ce l’ha la mia ex-fidanzata.
PR: Ok (ride, Mike ride), mi dispiace sentirlo!
M: No, tutto apposto (ride)
PR: È che amo i cani, così…
M: Beh, sta bene
PR: Ok
M: L’ho vista circa tre mesi fa, quindi…
PR: So che vai di fretta, quindi l’ultima domanda che ti farò è, il successo, la band che passa da alti e bassi, alti tremendamente alti e bassi incredibilmente bassi, sei arrivato a un compromesso con il successo che tu e il resto dei ragazzi avete raggiunto?
M: Credo di sì. Sono proprio… ora vedo tutto come… sono grato di essere ancora in giro ovviamente, molte delle band che venivano da qui non ci sono più, e io… ancora sono spiazzato dal fatto che siamo amici, prima di tutto, e che in secondo luogo suoniamo della musica, e terzo, che piace alle persone, quindi… sono grato… sono grato che siamo ancora in giro, quindi è… sì, posso dire alla fine che è veramente un gran bel lavoro e mi sento molto fortunato che lo stiamo ancora facendo.
PR: Sei eccitato all’idea del prossimo tour?
M: Non mi sto nella pelle (Pierre ride). Sono molto eccitato di andare. Sono stato abbastanza annoiato, quindi…(ride)
PR: Eccellente. Beh, tecnicamente siamo fuori tempo, quindi ti ringrazio moltissimo per aver trovato il tempo di parlare con noi.
M: Grazie a te, Pierre.
PR: Siamo sulla WMMR, e dì ciao a Stone, lo abbiamo avuto qui con i Brad un paio di settimane fa e abbiamo trascorso dei gran bei momenti con loro.
M: Lo farò.
PR: Bene. Ti auguro tutto il meglio.
M: Ok.
PR: Grazie
M & PR: Ciao.